CECCONI, OPERAI IN PROTESTA PER NON FAR “SMONTARE” LO STABILIMENTO
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Ancora una volta si sono ritrovati davanti ai cancelli dello stabilimento in cui hanno lavorato per una vita intera, per cercare, quasi con la forza, di evitare l’inevitabile: questo pomeriggio i 42 dipendenti dell’ex salumificio Cecconi, ad Ardea, in cassa integrazione dallo scorso 30 ottobre, hanno inscenato l’ennesima protesta, stavolta davanti l’entrata di via Pontina Vecchia, mentre il rappresentante della nuova società che ha preso il posto della Cecconi dava l’incarico ai trasportatori di portare via i macchinari rimasti all’interno dell’edificio. Momenti di tensione che non hanno fatto cambiare idea alla proprietà, mettendo così fine alle speranze dei lavoratori e, nel contempo, facendo sparire un’azienda storica del territorio. Dopo quasi tre ore di presidio, poco prima delle 19:00 gli operai hanno dovuto abbandonare l’entrata, in quanto – non lasciando uscire nessuno dallo stabilimento – rischiavano una denuncia per sequestro di persona. “Non siamo criminali, non vogliamo essere accusati di nulla – ha spiegato un dipendente – Semplicemente, siamo qui per ricordare a tutti che esistiamo, che il nostro problema è reale ed insoluto. Formalmente siamo in cassa integrazione: questo avrebbe dovuto significare che, dal prossimo ottobre, saremmo potuti tornare al nostro lavoro. Ma lo smantellamento degli impianti di produzione è la dimostrazione che tutto è già deciso e che non esiste più un futuro per questa azienda”. La protesta riguarda anche la questione economica. “Mentre “questi” si portano via tutto, noi ancora dobbiamo prendere i nostri soldi. Non ci hanno pagato gli stipendi di luglio, agosto e settembre, così come non ci è stata riconosciuta la quattordicesima. Ovviamente non abbiamo speranze neanche per l’eventuale TFR a seguito dell’ormai certa mobilità”. Il nervosismo degli operai è dovuto soprattutto al non sapere nemmeno con chi prendersela o con chi cercare un confronto. “Ogni mese vediamo facce nuove e nuovi presidenti. Per cercare di capire chi ha in mano l’azienda abbiamo richiesto una visura camerale, dalla quale è emerso che al momento la presidente è una signora rumena, che non conosciamo. Sappiamo che oggi era presente, ma non siamo riusciti a parlarle”.