Mercati settimanali all’aperto, è caos nell’interpretazione di quanto scritto nell’ultimo Dpcm. Se, infatti, per i centri commerciali le regole sono chiare – ovvero chiusura totale per tutti i negozi tranne che per i supermercati, generi alimentari, tabacchi, farmacie e parafarmacie – non altrettanto lampante è quanto viene riportato per i mercati all’aperto. Almeno così per alcuni Sindaci che hanno dato interpretazioni diverse a seconda delle località.
Questo il passaggio “incriminato” del Dpcm: «nelle giornate festive e prefestive sono chiusi gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, a eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole» (Art. 1 Misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale, 9, ff).
Il primo caso che vi riportiamo è quello di Pomezia: qui, come confermato dall’Amministrazione comunale, si svolgerà regolarmente come tutte le settimane, senza alcun tipo di penalizzazione dovuta alle categorie di appartenenza.
Di parere diverso invece sono alcuni Comuni della Provincia di Latina: in questo caso, come ad esempio a Formia, potranno lavorare solo i commercianti di alimentari. Tutti gli altri dovranno invece restare a casa. Per quanto riguarda i mercati al chiuso vale invece la regola che possono restare aperti solo i generi alimentari: su questo sono d’accordo tutti, sia a Roma che a Latina.
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Dello stesso avviso sembra essere l’Amministrazione Capitolina che dovrebbe consentire per i mercati rionali – sempre nelle giornate festive e prefestive – solo l’attività dei banchi che vendono alimentari.
In pratica quindi, a distanza di pochi chilometri, nella stessa regione (gialla) e senza l’intervento di ordinanze emanate dai sindaci, i commercianti hanno comunque delle disparità di trattamento a seconda del posto dove vivono, a seconda di come viene interpretato il decreto. Chi avrà ragione?