Incendi e sgomberi, due delle molte facce del campo rom di via Pontina, a Castel Romano. Un villaggio da sempre problematico, ma per il quale – nonostante le richieste di intervento da parte di cittadini e associazioni – nessuno in 15 anni ha mai fatto nulla. Nulla quando si era trasformato in un ricettacolo di refurtiva, nulla quando sono iniziati gli “arrivi” delle migliaia di auto rubate, probabilmente utilizzate per compiere ulteriori crimini, nulla quando quelle stesse auto venivano date alle fiamme per cancellare le tracce, dopo la cannibalizzazione che portava alla vendita dei pezzi più pregiati.
E niente è stato fatto in tutte le altre occasioni in cui ci si è resi conto della pericolosità del passaggio sulla Pontina davanti al “Villaggio della solidarietà“: impossibile non sapere, i fatti di cronaca erano su tutti i giornali. Niente ancora, da parte della politica, quando sono iniziati gli scarichi incontrollati di rifiuti, dagli pneumatici ai mobili, dai materassi agli elettrodomestici, e al loro incenerimento attraverso roghi tossici.
E adesso nessuno dice nulla riguardo gli sgomberi, che stanno seguendo una modalità non attuabile, che porterà quasi sicuramente a problemi ulteriori.
“Perché la sinistra romana non dice nulla sul prossimo sgombero di Castel Romano che metterà per strada numerose famiglie? – tuona Carlo Stasolla, presidente della cooperativa 21 Luglio – Forse perché nel 2005 a promuovere la trattativa per lo sgombero di 750 rom da Vicolo Savini al nuovo insediamento furono Massimiliano Smeriglio e Walter Veltroni? Forse. Forse perché per “facilitare” lo sgombero da Vicolo Savini il Comune amministrato da Veltroni elargì ai rappresentanti delle comunità 15.000 euro al mese ciascuno per alcuni anni? Forse. Forse perché il “villaggio”, che doveva essere provvisorio, diventò stabile grazie al “Patto per Roma Sicura” del 2007 che porta anche la firma di Nicola Zingaretti e che stabilì la costruzione di 4 mega campi rom? Forse”.
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Ma non è finita. “Forse perché sono tutte ‘rosse’ le cooperative che per anni hanno gestito il ‘villaggio’ e i servizi presenti al suo interno? Forse – prosegue Stasolla – Forse perché fu il vice sindaco Luigi Nieri a gestire la comunità dell’area D che nel 2013 scappò da Castel Romano chiedendo percorsi di inclusione e la sua risposta fu ‘ritornate a Castel Romano o vi sgomberiamo’? Forse”.
L’ultima domanda che Stasolla fa è: “Perché la destra romana non dice nulla su Castel Romano?”. Già, perché nessuno parla, in una sorta di tacito accordo? Forse perché parlare non fa comodo a nessuno…