Pericolo diossina a causa dei continui incendi al campo nomadi di via Pontina? L’ipotesi, purtroppo non troppo campata in aria, è stata formulata a seguito dei numerosi roghi, tutti di origine dolosa, che hanno distrutto circa 25 moduli abitativi a partire dalla metà di giugno. Gli ultimi incendi si sono registrati ieri, ma ormai gli episodi sono frequentissimi: secondo i racconti di alcuni testimoni, bande di ragazzini vengono spedite a bruciare le casette prefabbricate – del valore di 30 mila euro l’una – in una sorta di guerra tra clan di diverse etnie. Fra sabato e ieri sono andati distrutti 13 alloggi: gli incendi hanno distrutto la quasi totalità delle casette del settore D, dove erano concentrate le famiglie di origine serba, molte delle quali hanno abbandonato l’insediamento per trasferirsi in un terreno nella zona Colli Aniene, luogo in cui vivono senza acqua e luce, in una tendopoli improvvisata. Solo tre famiglie di serbi attualmente risiede ancora nel campo di Castel Romano dove è iniziato lo sciacallaggio degli alloggi rimasti senza padroni. La comunità originaria ha infatti chiamato altri nomadi, famiglie bosniache che hanno occupato i moduli abitativi pur non avendone l’assegnazione. La tensione è salita ancora di più martedì, quando sono stati notificati i provvedimenti di allontanamento alle famiglie che possiedono auto di lusso e hanno disponibilità di denaro e quindi non hanno i requisiti per poter ottenere i moduli abitativi riservati a chi è indigente. I nomadi hanno annunciato ricorso al Tar, ma nel frattempo è successo di tutto. Quando è arrivata la polizia locale di Roma per sequestrare i moduli ancora agibili, i rom presenti sono passati al contrattacco: martedì notte una banda di ragazzini, per lo più minorenni, si è scagliata con sassi, bastoni e mazze contro le case poste sotto sequestro, per poi dare fuoco a un cumulo di rifiuti che si trovava nello stesso settore delle casette sequestrate, provocando un pericoloso incendio. Per domare le fiamme sono dovute intervenire alcune squadre di pompieri, oltre a polizia e carabinieri. Ma l’intervento delle forze dell’ordine non ha riportato alla ragione i rom, che già poche ore dopo hanno rotto i sigilli ai moduli e provocato, ieri pomeriggio, l’ennesimo rogo nel settore D, che stavolta ha visto distruggere altri 3 moduli. I danni accertati finora superano il mezzo milione di euro, ma dal Campidoglio non arrivano ancora decisioni sul futuro di questo campo, che diventa giorno dopo giorno sempre più pericoloso, sia a livello ambientale che di sicurezza. “Abbiamo presentato una serie di segnalazioni all’Ufficio Nomadi del Comune – ha raccontato un’operatrice della “Cooperativa 29 giugno”, che dentro al campo ha un presidio sociale – la situazione sta degenerando e ormai gli incendi avvengono a cadenza quotidiana, ma non abbiamo ancora ricevuto risposte”.
“Il Sindaco Marino sa meglio di tutti che i messaggi che un Sindaco lancia hanno una valenza culturale di impatto fondamentale. Però un conto è girare in bicicletta per il centro di Roma o far bere l’acqua dei rubinetti, ben altra cosa è coltivare un progetto di integrazione e un messaggio di buonismo che non fa per niente ben sperare. I nomadi in queste ore sembrerebbero essere tornati a spadroneggiare in città e l’allarme lanciato ieri sui fatti del campo nomadi di Castel Romano ne rappresentano una triste quanto preoccupante evidenza”, ha dichiarato oggi in una nota Fabrizio Santori, capogruppo de La Destra alla Regione Lazio, commentando l’allarme lanciato in queste ore sulle violenze in corso all’interno del campo nomadi di Castel Romano. “Quando sono le stesse associazioni e, ancora più gravemente, l’Arma dei Carabinieri a lanciare un così grave appello pubblico al Sindaco di Roma, denunciando che qualcosa all’interno di questo campo non va proprio, anche sul giro d’affari che lo caratterizzerebbe oltre che sul grado di violenza perpetrato in queste ore, significa che la situazione potrebbe degenerare da un momento all’altro e, siccome non si tratta purtroppo di un caso isolato, mi chiedo cosa Roma debba attendersi nelle prossime ore dai nomadi presenti in città. Più che altro a chiederselo sono decine di migliaia di romani preoccupati, cui abbiamo il dovere di rispondere con chiarezza e fermezza”, ha concluso Santori.