Doveva essere il colpo dell’anno. Un tunnel scavato sotto una strada all’Aurelio, almeno tre banche nelle vicinanze, i caveau a portata di mano. Ma il piano crollò miseramente come il tunnel scavato sotto via Innocenzo XI in cui rimase intrappolato uno dei componenti della banda, salvato dopo 8 ore di operazioni dei vigili del fuoco.
L’errore giudiziario sulla Banda del buco
Fin qui la cronaca dell’estate scorsa che riportò anche l’arresto di due presunti componenti della gang in fuga dalla via a bordo di una Jeep. Una pattuglia di carabinieri in borghese li bloccò. Quei due uomini, Antonio Pinto e Mario Mazza, napoletani, trascorsero una notte agli arresti in camera di sicurezza. Ieri il tribunale di Roma li ha assolti con formula piena in rito abbreviato. A salvarli dalle accuse di danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale è stata la perizia sulla scatola nera della loro Jeep.
La macchina non era in fuga quella mattina, il gps infatti indica una velocità a 11 chilometri orari. L’andatura è stata registrata alle 11,34, l’ora dell’intervento dei militari. Mentre per la procura quei due uomini stavano scappando “tenendo una condotta di guida pericolosa per gli utenti della strada”, si legge nel capo di imputazione. Per il tribunale, invece, Antonio Pinto e Mario Mazza non c’entrano nulla con tutta quella storia e li ha assolti “perché il fatto non sussiste”. Sempre la scatola nera attesta un secondo dato importante: la Jeep non ha avuto alcuno scontro con un altro veicolo, nel giorno dell’arresto, al contrario nel capo d’accusa della procura è indicato un tamponamento “con l’auto da loro condotta così cagionando danni al parafango posteriore destro dell’auto dei militari”.
Letta adesso, tutta questa vicenda, sembra un clamoroso sbaglio giudiziario. Ma riavvolgendo il nastro al 12 agosto scorso ritornano in mente le parole che Mario Mazza aveva riferito a Repubblica davanti alla caserma dei carabinieri dopo la scarcerazione da parte del tribunale del Riesame: “Stavo portando le mozzarelle a mia figlia, che è universitaria a Roma. Ma quale banda del buco? Sono pure un invalido al cento per cento”. Il colpo mancato, nell’estate scorsa, coinvolse anche David Sciavarrello e Andrea Grassi. Il primo venne bloccato in strada, l’altro rimase sepolto sotto a chili di terra per un’intera giornata. Si salvò perché la testa rimase fuori dai detriti. Nella strada per settimane rimase una voragine larga diversi metri. I due sono accusati di disastro e crollo colposo, danneggiamento aggravato. Il processo a loro carico è ancora in corso. A differenza dei due napoletani non sono stati arrestati ma solo denunciati. I due assolti, invece, quell’11 agosto trascorsero una notte in cella. “Chiederò – dice l’avvocato Carmine Pescarosa – il risarcimento per ingiusta detenzione”.
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