BAMBINI DISABILI E ASSISTENZA SCOLASTICA, LA PROPOSTA DEL PRC DI ARDEA
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Assistenza scolastica ai bambini disabili, si può migliorare? Secondo Barbara Tamanti, segretaria del Circolo di Ardea di Rifondazione Comunista, sicuramente sì, e senza aggravi economici per l’Ente. “Sono innegabili i tagli agli enti locali, innegabile la profonda emergenza economica e sociale che il Paese attraversa ma, come spesso dichiariamo, proprio in condizioni di emergenza è utile rivedere alcune spese – ha dichiarato la Tamanti – Tornare sul tema del sociale può apparire monotematico: del resto ad Ardea godiamo di ampia scelta per fare polemica, a cominciare dagli aumenti, dettati certamente da una crisi italiana, ma l’interpretazione di questa Amministrazione non ci trova convinti. Per i bambini che necessitano di assistenza crediamo che qualcosa si può fare : la situazione scolastica, nota ai più come una situazione emergenziale, vede ancora penalizzata la fascia debole, gli alunni portatori di handicap, ai quali il Comune dedica l’assistenza di una educatrice per almeno la metà delle ore di permanenza a scuola , mentre il restante tempo è lo Stato che deve gestirne l’affiancamento, assegnando un docente di sostegno, purtroppo con ore sempre più esigue. Due figure fondamentali, quelle delle assistenti, per favorire l’integrazione di questi ragazzi. Per quanto riguarda la gestione comunale le assistenti, operatrici di cooperativa in appalto, hanno un monte ore più o meno stabilito dall’inizio della scuola, ma quando l’alunno risulta assente, queste devono lasciare la scuola entro la prima ora della giornata scolastica, perdendo così le restanti ore di lavoro , già messe in bilancio per il Comune”. Ore che quindi non vengono né usufruite dal bambino né pagate all’assistente. Ed allora che fine fanno questi soldi? “Da anni chiediamo di poter recuperare quelle ore, che corrispondono a soldi già spesi, creando un monte ore di riserva da utilizzare per il minore . Non si tratta di un aumento di spesa, semplicemente di un recupero, una metodica chiamata banca ore, già messa in atto diversi anni fa, ma abbandonata e mai recuperata. Intanto qualcuno deve spiegarci che fine fanno le ore “perdute” di quell’operatore, e soprattutto chiediamo chi controlla l’effettivo consumo di quelle ore. Riteniamo che questo possa essere un sistema di sostegno ulteriore per i ragazzi e bambini in condizioni di disabilità che necessitano di assistenza, oltre che un recupero economico per gli operatori che spesso fanno fatica a raggiungere uno stipendio normale a fine mese”. Una proposta, quella della banca ore a recupero, che la Tamanti lancia all’Assessore alle Politiche sociali, “con la speranza questa volta il buonsenso possa prevalere”.