Era stato arrestato lo scorso 8 luglio nell’ambito di una vasta operazione antidroga condotta dai Carabinieri di Pomezia, che in quell’occasione avevano dato esecuzione a 26 misure cautelari, tra ordini di custodia cautelare, arresti domiciliari, obblighi di dimora e di presentazione alla p.g., disposte dal Tribunale di Velletri, su richiesta della locale Procura della Repubblica, a conclusione dell’operazione denominata “Dune Selvagge”. Giovanni Marsala, 40enne ufficialmente nomade, ma di fatto domiciliato in via Federico Fellini 4, a Pomezia, nel “grattacielo” di proprietà del Comune di Roma, era stato prelevato dai militari alle 5:00 del mattino da una pattuglia coadiuvata da un elicottero che doveva controllare dall’alto un’eventuale fuga ed arrestato insieme ad un altro uomo. Condannato a 10 anni di carcere, l’uomo si è ucciso ieri sera, impiccandosi con le lenzuola all’interno della sua cella di isolamento, appena 8 ore dopo essere arrivato nel carcere di Velletri. Si tratta del quinto suicidio registrato nelle carceri del Lazio dall’inizio del 2013, come comunicato dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni. Giovanni Marsala, dopo, l’arresto, era stato rinchiuso a Regina Coeli per venti giorni, fino a ieri mattina, quando è stato disposto il suo trasferimento a Velletri. Arrivato nella prigione di Velletri verso alle 12.00, due ore dopo è stato sottoposto alla visita di primo ingresso, prima di essere accompagnato in una cella di isolamento. Alle 20:00 l’uomo ha domandato all’agente di polizia penitenziaria di essere accompagnato in infermeria. Tornato poco dopo in cella, aveva chiesto la sostituzione della tv rotta. Ma alle 21:00 gli agenti lo hanno trovato impiccato con le lenzuola del letto. A nulla sono valsi i tentativi di soccorso. Dall’inizio dell’anno a Velletri i decessi registrati sono stati 3, due suicidi ed una morte per malattia. L’uomo, conosciuto nel giro della microcriminalità pometina, non era al suo primo arresto e si era trovato spesso coinvolto anche in problemi legati all’occupazione abusiva delle case popolari di via Fellini. Non si conoscono i motivi che hanno spinto Marsala al suicidio. “Otto ore di tempo – ha spiegato il Garante dei detenuti del Lazio – nonostante l’attenzione sanitaria e trattamentale dedicata dagli operatori del carcere sono davvero troppo poche per capire se una persona abbia una sofferenza psicologica tanto grave da portarla al suicidio.
Ciò che fa riflettere è che il carcere può piegare la resistenza anche di chi, come la vittima di ieri, aveva purtroppo già conosciuto la durezza della vita in cella. Il sovraffollamento, la drammatica carenza di risorse e di personale sono tutti fattori che costringono a guardare ai grandi numeri e non al particolare, dimenticando che dietro ogni cifra ci sono uomini con i loro problemi e le loro debolezze. E’ per questo che ritengo non possa essere più rinviata una profonda e coraggiosa riforma parlamentare del carcere, che consenta all’intero sistema penitenziario di tornare ad essere una speranza per i reclusi, come per altro previsto dalla nostra Costituzione”.