Mentre il tribunale di Torino, attraverso una sentenza “storica” rigetta il reclamo presentato dal Ministero dell’Istruzione contro l’ordinanza che estende la facoltà di consumare il pranzo fatto dai genitori nei refettori comunali, ad Ardea scoppia – nuovamente – la polemica legata alla mensa scolastica. Stavolta la protesta arriva da due mamme, ma il caso da loro esposto è sicuramente destinato a far discutere molto.
Le due donne, I.C. e C.A., sono le mamme di due bambine che quest’anno frequenteranno la V elementare a Tor San Lorenzo.
Le piccole, di cui non riportiamo il nome per la tutela dei minori, hanno frequentato fino allo scorso giugno la sezione E dell’Istituto Comprensivo Ardea 2, andando in classe insieme per 4 anni.
Le bimbe, pur frequentando una sezione di tempo pieno, lo scorso anno insieme a un’altra trentina di bambini avevano ricevuto il permesso di tornare a casa nell’orario in cui i loro compagni di classe si recavano in mensa.
“Questa deroga – spiegano le mamme – ci era stata data dopo le proteste sollevate per il caro mensa. Il Comune di Ardea aveva infatti deciso di abolire le agevolazioni legate al reddito, fissando per tutti il costo del pasto a più di 4 euro l’uno, una cifra che molte famiglie, tra cui le nostre, non potevano permettersi. Era quindi stato concesso che i bambini delle famiglie richiedenti potessero uscire per mangiare a casa o per consumare un panino fuori dalla scuola”.
Ma quest’anno per le due bambine la brutta sorpresa.
“Un paio di giorni prima del presunto inizio delle lezioni – racconta I.C. – mi sono recata a scuola per chiedere la lista dei libri e mi sono accorta che mia figlia non risultava essere stata inserita nella V della sezione E. Preoccupata, ho chiesto spiegazioni e mi è stato mostrato che la bambina era stata iscritta in un’altra sezione, a tempo ridotto. Ho contestato la cosa, spiegando che era assurdo far cambiare compagni di classe e insegnanti a un’alunna dell’ultimo anno del ciclo di studi, ma non c’è stato verso di far rimettere la bambina nella sua vecchia classe”.
I.C. aggiunge che la motivazione fornita dalla scuola è quella della mancata compilazione del modulo di iscrizione al tempo pieno. “In quattro anni non ho mai compilato questo modulo: inizialmente ho iscritto mia figlia al tempo pieno in I elementare – spiega I.C. – poi il passaggio alle classi successive sempre con il tempo pieno è avvenuto in maniera automatica con la normale iscrizione, senza alcun documento aggiuntivo. Nessuno mi ha detto, né in fase di preiscrizione, né di iscrizione vera e propria, che c’era qualcos’altro da compilare e nessuno mi ha mai fornito questo documento”.
La situazione di C.A. è identica: anche lei lamenta il fatto che nessuno le abbia mai detto di dover compilare una documentazione aggiuntiva per poter lasciare sua figlia nella stessa sezione dove aveva passato i quattro anni precedenti.
“Ho il sospetto che sia stata una sorta di ‘punizione’ per quanto accaduto lo scorso anno, ovvero per le proteste fatte fino a ottenere il permesso di non utilizzare il servizio comunale, per me troppo esoso e di scarsa qualita’ ”, dichiara C.A.
Ma la cosa più assurda è che le due bambine siano state spostate in due classi diverse, una nella sezione B e una nella D, per poi essere reinserite nella stessa classe – solo dopo gli accesi reclami delle famiglie – ma con l’obbligo di mangiare a mensa o uscire alle 13 senza più rientrare.
“Le nostre bimbe sono state discriminate. Non erano neanche state messe nella stessa classe sostitutiva per ‘addolcire la pillola’, dando loro modo di andare a scuola con qualcuno che già conoscevano: vogliono sottoporle al trauma del cambio di insegnanti e compagni di scuola proprio nell’anno in cui si conclude il loro primo percorso scolastico. È un’ingiustizia a cui ci ribelliamo con tutti i nostri mezzi. Anche se neanche quest’anno possiamo permetterci di pagare la mensa, ci appelliamo al fatto che – come riconosciuto dal Tribunale di Torino – si possa portare il cibo da casa, se non si vuole ricorrere nuovamente alla soluzione adottata lo scorso anno. Noi vogliamo difendere il diritto delle nostre figlie di frequentare il tempo pieno con i loro compagni di classe di sempre. Senza contare che, lavorando, noi mamme avremmo serie difficoltà a far uscire da scuola le bambine a metà giornata”.