AIAZZONE -EMMELUNGA: 4 ARRESTI
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Importanti novità nel caso Aiazzone – Emmelunga, che, nella sola Pomezia vede i 32 dipendenti dei due stabilimenti di Via dei Castelli Romani e Via Pontina attendere ancora 6 mesi di stipendio. Oggi la Guardi a Di Finanza ha infatti effettuato un’operazione che si è conclusa con 4 arresti e sequestri per un valore di oltre 50 milioni di euro nei confronti degli utilizzatori del marchio. Il Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza ha dato esecuzione a 4 ordinanze di custodia cautelare, 1 misura interdittiva e a vari provvedimenti di perquisizione e di sequestro preventivo, anche per equivalente (immobili, veicoli, imbarcazioni, aerei e marchi di fabbrica), fino ad arrivare a 50 milioni di euro. I provvedimenti sono stati disposti dal Gip Giovanni De Donato del Tribunale di Roma, su richiesta dei PM Francesco Ciardi e Maria Francesca Loy della Procura di Roma. L’ indagine delle Fiamme Gialle era iniziata un anno fa ed ha consentito agli inquirenti di scoprire degli strani “movimenti”, che hanno portato all’accusa di bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta dal pagamento delle imposte e riciclaggio. I tre titolari del marchio, Gian Mauro Borsano, Renato Semeraro e Giuseppe Gallo, avevano pensato bene, grazie alla “collaborazione” di un commercialista di Roma, Marco Adami, per il quale sono scattati gli arresti domiciliari (da notare che il commercialista era già ai domiciliari per un’altra vicenda, ndr), a far sparire i soldi appartenenti alle società del gruppo, tutte indebitate con il Fisco per diverse decine di milioni di euro, mediante fittizie cessioni di immobili e di partecipazioni societarie, prelevamenti in contanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, facendo confluire la parte attiva delle aziende stesse – rami d’azienda, dipendenti, marchi e beni immobili – in nuove società appositamente costituite. Insomma, le cosiddette “scatole cinesi” di cui tutti sospettavano ma delle quali non c’era la certezza. Cambiava il nome della società, ma dietro i nomi degli amministratori e dei proprietari erano sempre gli stessi. Dopo la cessione della B&S alla Panmedia lo scorso agosto, Borsano, Semeraro e Gallo avevano ceduto il marchio ad un cittadino bulgaro, incaricato di trasferire tutte le società della holding in Bulgaria, consentendo così la conseguente cancellazione dal registro delle imprese italiano al fine di non incorrere nelle procedure di fallimento. Contestualmente, gli indagati, per le ulteriori società del gruppo, tra cui quelle appositamente costituite per acquisire l’attivo di quelle trasferite all’estero, avevano richiesto a tre diversi Tribunali competenti, di essere ammessi al concordato preventivo al fine di evitare il fallimento, fornendo garanzie patrimoniali inesistenti. Solo lo scorso mese Giuseppe Gallo, a.d. di Panmedia, si era recato su insistenza dei sindacati che difendono i lavoratori di Pomezia alla sede dell’assessorato al Lavoro della Regione Lazio, dove aveva assicurato che i parametri per poter ottenere gli ammortizzatori sociali c’erano tutti. Un grosso aiuto per fare questo era stato dato dall’avvocato romano Maurizio Canfora, per il quale è stata disposta la sospensione dall’esercizio della professione Un rilevante contributo nella commissione delle illecite condotte e’ stato fornito da un avvocato del foro di Roma, nei cui confronti il Gip ha emesso apposito sospensione dall’esercizio dell’attivita’ professionale