Le donne hanno da raccontare altre storie, parallele, non secondarie, alla storia conosciuta da tutti, quella fatta da soli uomini.
È questo l’ambizioso (e aggiungerei straordinario) obiettivo di “A voce alta! La voce delle donne”, un progetto tutto al femminile, voluto dalla libreria Odradek e Sportello Donne Pomezia. Con una serie di interessanti e coinvolgenti incontri con autrici di spicco della letteratura contemporanea italiana, sembra quasi di essere immersi in un salotto letterario ottocentesco, in cui vengono raccontate le “altre storie”, tutte al femminile, che, per troppo tempo, sono state ignorate, e finalmente vengono riscoperte in tutta la loro bellezza ed importanza.
Sabato 6 Febbraio è stata la volta di Valeria Palumbo, giornalista e storica delle donne d’eccezione, che, con la sua verve entusiasmante, ha trascinato il pubblico presente in un viaggio attraverso le pagine di scrittrici dimenticate, ma la cui voce ha ancora una fortissima eco: dal magico trio Matilde Serao, Grazia Deledda ed Eleonora Duse, ad Elsa Morante, alla “Ciociara” di Alberto Moravia, di cui resta alla storia l’indimenticabile interpretazione di Sophia Loren, toccando vicende storiche spesso nascoste, come lo stupro di guerra, e vicende personali troppe volte dimenticate, dai matrimoni combinati alle condanne per isteria. Si sente la voce di quelle donne che hanno avuto il coraggio di dire “no”, in un’epoca in cui di voce ne avevano ben poca, e che possono essere esempio e modelle per noi giovane donne di oggi, che viviamo una società in cui, nonostante i traguardi raggiunti, ancora non riusciamo ad essere protagoniste.
Ella amava farsi fotografare, costruendo scene ben precise e cariche di significati nascosti, con riferimenti alla pittura e all’arte contemporanea.
La donna che sedusse l’imperatore di Francia Napoleone III, pedina politica e a volte stratega raffinata, è riuscita, dopo due secoli, a catturare l’attenzione dei presenti e, sono sicura, anche quella dei lettori, che saranno conquistati dal personaggio tanto estroso quanto all’avanguardia del “miglior ambasciatore italiano alla corte di Francia”, come scriveva il cugino Cavour.
Un viaggio che racconta, però, anche la vera Virginia, lontana dal personaggio della Contessa di Castiglione, costruito su numerosi miti e leggende, da lei stessa alimentati con ironia e un tocco di orgoglio, tutto al femminile.
Una lettura, questa, che pone l’accento sulla capacità d’amare, non solo gli altri. La Contessa fu una rivoluzionaria del suo tempo in ambito politico e diplomatico; ella è riuscita a mostrare senza timore la sua più intima sfera, ponendo la luce sul carattere “rosa” che ognuno di noi ha il dovere di omaggiare. Ogni donna, prima di far parte della società, prima di ricoprire un ruolo nella costruzione di una famiglia, deve comprendere e far comprendere l’importanza dell’amor proprio, deve imparare, come la nostra Contessa, ad “osare amare sé stessa”.
Prof. ssa Francesca D’Angelo