A SCUOLA LEZIONI CONTRO LA DROGA
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Si ripeterà domani, presso la Scuola Media Statale Virgilio di Ardea, l’incontro tra gli alunni delle classi terze e i giovani della Comunità Incontro di Don Gelmini, che hanno raccontato agli studenti la loro esperienza con la droga. L’iniziativa si è svolta anche il 26 novembre all’Istituto Comprensivo Ardea 1, sempre diretta verso i ragazzi delle classi terze. “Doveva essere un momento di crescita per i nostri figli, invece ha fatto crescere anche noi genitori”, ha raccontato Raffaella Neocliti, una delle mamme che hanno voluto portare a scuola l’esempio diretto di cosa succede avvicinandosi alle droghe. “Gli alunni – ha proseguito la signora Neocliti – ascoltavano ipnotizzati i racconti forti, tristi e veri di chi è sopravvissuto ed ha la fortuna di raccontare. Il loro incontro con la droga, i loro stati d’animo, l’assenza di forza per smettere, la paura dei familiari, i comportamenti violenti. La droga si sostituisce a tutto: famiglia, lavoro, scuola, sport, amici, fidanzate, divertimenti, valori. Non esiste più niente, solo lei”. I giovani della Comunità hanno raccontato perché hanno iniziato, ma anche cosa hanno perso entrando nel mondo della droga, diventandone schiavi. I nostri ragazzi guardavano, ascoltavano. Impauriti? Magari! Magari servisse! E noi adulti, quante domande! Come si fa noi genitori a proteggerli dalla droga? Nessuno ce lo ha mai spiegato. Non bisogna nascondere la testa come gli struzzi e far finta di niente, pensando “tanto non mi riguarda”. Controlliamo i nostri figli, parliamo con loro. Questa non è invasione della loro “privacy”, ma è renderli liberi”. Molte le domande fatte dagli studenti, ma una su tutte ha suscitato più interesse. “Se vedo un mio amico che si fa una canna, che devo fare? Se mi intrometto mi dice di darmi i fatti miei, se faccio la spia sono un’infame e non sono più suo amico. Se lo dico ai genitori, non mi credono. Che faccio?”. “Spesso le famiglie – ha commentato Raffaella Neocliti – per ignoranza o per altre mancanze, non credono, non accettano l’idea, la sottovalutano, si preoccupano di non far sapere la “cosa” in giro. Claudio, uno dei giovani che ha portato la sua testimonianza, ha detto: “magari mi avessero ammazzato di botte, sarei stato un uomo libero”. Se si scopre un amichetto che si fa una canna, parlateci, se non lo fate non siete veri amici. Parlate con i vostri o con i suoi genitori, con un insegnante, con un adulto di cui avete fiducia, con chiunque possa aiutare a far capire alla famiglia che il vostro amichetto deve essere aiutato. E voi famiglie, genitori, adulti, rivolgetevi ad una comunità. Il vostro amico non lo sa ma gli state regalando la vita e la libertà. Grazie a Claudio, Roberto, Federico, Enza e a tutti gli altri della Comunità Incontro di Don Gelmini, che ci hanno regalato queste lezioni di vita preziose e che domani le ripeteranno ad altre classi”.