Si è svolta a Roma la tredicesima edizione del Daddy’s Pride, la marcia mondiale dei papà separati di tutto il mondo, organizzata per rivendicare il diritto inviolabile di ogni bambino di amare due genitori e quattro nonni. La marcia, iniziata alle ore 16.00 con partenza dal Colosseo si è conclusa al Circo Massimo. A partecipare non solo padri, ma anche mogli e figli.
Secondo i dati Istat, su ogni 1.000 matrimoni in Italia, 311 finiscono con una separazione e 174 con un divorzio. Per molti genitori (specialmente uomini) questo significa vivere in povertà e in condizioni di bisogno d’assistenza. E così molti papà separati, dopo aver vissuto la difficile esperienza del divorzio si mettono in gioco per non far dimenticare a nessuno che la paternità è importante e che essere papà a volte è una sfida molto difficile.
I nuovi poveri. A viaggiare di pari passo con le separazioni è la povertà. In caso di separazione legale o divorzio, di solito molti papà sono obbligati ad abbandonare la casa dove vivevano con la moglie e i figli e a provvedere al loro mantenimento, spesso affidandosi esclusivamente al proprio stipendio. Una situazione che porta sempre più “ex” a farsi ospitare da amici o addirittura a vivere in macchina e a mangiare alle mense organizzate dalla Caritas. Secondo lo studio “Povertà e vulnerabilità dei genitori separati”, condotto dall’organizzazione cattolica, i padri separati non hanno solo il bisogno materiale di trovare un tetto sotto il quale vivere. Ma hanno anche la necessità di ritrovare sé stessi, dopo il trauma della separazione, e di trovare un luogo sicuro e accogliente dove ospitare i figli.
Una casa per i papà. Negli ultimi anni però molte associazioni e cooperative sono scese in campo con interventi concreti a favore dei papà separati. Sono nate così decine di strutture di accoglienza e di supporto. A Roma, per esempio, il Comune si è mosso in prima persona, creando “La Casa dei papà”. In altre dieci città le Caritas diocesane e quella nazionale hanno aperto delle strutture che sono molto più di semplici luoghi dove tornare a dormire la notte.
Cosa succede dopo una separazione. Ma perché i padri si trovano spesso a subire le conseguenze del divorzio? “Bisogna pensare che nella maggior parte dei casi i figli vengono affidati alle mamme, alle quali, di conseguenza, è affidata anche la casa dove continuare a crescere i bambini. Ovviamente, non tutti gli uomini separati possono permettersi di pagare un secondo affitto o un secondo mutuo e così comincia il loro dramma, che è anche un dramma sociale. Basti pensare che ci sono circa 150mila padri che vivono in una situazione di totale indigenza”. E questo nonostante nel 2006 sia stata varata la legge sul cosiddetto affido condiviso.
Una legge poco applicata. Nel concreto però, la legge difficilmente viene applicata in maniera corretta e il risultato è che l’affido, di fatto, continua ad essere dato nella maggior parte dei casi alle madri, mentre ai padri viene riservto il diritto di vedere i propri figli per uno o due giorni a settimana o per due week-end al mese. E poi ci sono le situazioni in cui uno o entrambi i genitori utilizza i bambini come mezzi per battaglie legali o sentimentali”. Non sono rari i casi di madri o padri che negano il diritto all’altra parte di vedere i figli.
Le proposte per arginare il disagio. Negli ultimi anni, le ripercussioni dei divorzi o delle separazioni sulla vita dei padri sono diventate argomento di discussione per esperti e associazioni di genitori. E non mancano delle proposte concrete per porre un freno al disagio materiale e morale:
1) Reale affido condiviso, ovvero tempi paritetici per entrambi i genitori,e doppio domicilio per il figlio;
2) Mantenimento diretto,ovvero ogni genitore provvede direttamente al sostentamento del figlio,e suddivisione equa delle spese straordinarie,con applicazione di un assegno di mantenimento solo nel caso di latitanza di uno dei due;
3) Sanzioni pecuniarie severe,e perdita dell affido del figlio a favore dell’altro genitore,nel caso di comportamenti ostacolanti l’affido condiviso o atteggiamenti alienanti nei confronti di uno dei genitori;
4) Gestione della casa familiare secondo il diritto di proprieta’,ovvero se bene comune obbligo di vendita della stessa a beneficio di entrambi(a meno di accordi tra le parti),o allontanamento del non proprietario;
5) Obbligo di mantenere domicilio o residenza, ovvero l’obbligo per entrambi i genitori di vivere entro una distanza ragionevole che non ostacoli il rapporto del figlio con entrambi;
6) Applicazione della responsabilità civile per i magistrati nel caso di dolo dovuto alla non applicazione della legge;
7) Mediazione familiare obbligatoria, per diminuire il contenzioso in sede giudiziaria. Come vedete non si parla mai di GENERE(rifermineto al sesso del genitore):sono proposte che non cadono nel femminismo o nel maschilismo ma regole chiare,equilibrate e di buon senso,gia’ applicate in tanti paesi sicuramente piu’ civili dell’Italia.
Massimiliano Gobbi