Un piccolo, grande eroe. Eppure Alessandro non vuole minimamente essere chiamato così. Perché, lui che di anni ne ha solo 16, ha salvato un uomo di 52 anni da morte certa. E lo ha fatto maneggiando un oggetto che non aveva mai usato prima: il defibrillatore. “Quando chiudo gli occhi, soprattutto la notte, rivedo quella scena“, racconta Alessandro a La Nazione con l’umiltà dei grandi. “Era la prima volta che usavo un defibrillatore, ma non chiamatemi eroe“.
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Dalla calma apparente al dramma sfiorato
Sembrava essere una normale giornata a San Marco, in via Romana, ad Arezzo. All’esterno di una chiesa il viavai di ragazzi e fedeli è costante. Alessandro si trovava lì, seduto su un muretto insieme ad alcuni amici, quando ha improvvisamente sentito un rumore secco, forte. Si è voltato e ha visto un uomo, che poco prima aveva preso per mano un bambino, accasciarsi improvvisamente a terra. Tra le urla di panico delle persone, Alessandro ha fatto ciò che gli adulti non hanno saputo fare: non perdersi d’animo. Si è avvicinato all’uomo e gli ha alzato la maglietta per controllargli il battito cardiaco. Non c’era più. Il dramma era dietro l’angolo.
Il sangue freddo di Alessandro: si volta e chiede un defibrillatore
Alessandro si è voltato verso l’ingresso della chiesa e ha chiesto a chiunque se ci fosse un defibrillatore. Qualcuno gli ha risposto dicendo che il parroco della chiesa, don Silvano Paggini, ne aveva lasciato uno accanto alla porta. Subito è corso a prenderlo e ha cominciato il massaggio cardiaco, nonostante non lo avesse mai fatto prima. “Ho capito che l’alternativa era lasciarlo morire. Poi ho fatto allontanare chi c’era ed ho dato la prima scossa. Poi ancora due. Il cuore gli si è fermato tre volte ed è sempre ripartito“. Alla terza scossa, il ‘miracolo’.
Una giornata che non dimenticherà mai
Il cuore è ripartito. Sono arrivati i soccorsi e l’uomo è stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso. Ma Alessandro, di fatto, con quel massaggio cardiaco gli ha salvato la vita. “Non avevo mai preso in mano un defibrillatore vero ma era l’alternativa fra la vita e la morte: o provarci o lasciare che un padre di spegnesse tra le mie braccia“. Alessandro non solo ci ha provato, ma ci è riuscito. E anche se lui non vuole essere chiamato eroe, in cuor suo sa di aver salvato una vita.