Dopo otto anni dallo stupro, in carcere per altri reati commessi, M.A. ha ricevuto la sentenza di primo grado. L’uomo è stato condannato dalla prima sezione collegiale, con l’accusa di violenza sessuale e stalking, a dieci anni e sei mesi di reclusione. Il 49enne napoletano era già stato condannato a tre anni di reclusione, per violenza sessuale nel salernitano e per maltrattamenti in famiglia in un comune romano.
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Da una chat a uno stupro
Tutto avvenne nel 2014 quando M.A. un 49 enne, con un falso profilo, inviò la richiesta d’amicizia a una ragazza di 15 anni. I due hanno iniziato a chattare in maniera assidua. La ragazza si sentiva capita, ascoltata e lusingata dal presunto 25enne. L’uomo però iniziò a diventare invadente, a chiedere l’amicizia agli amici della ragazza e ad avere scenate di gelosia che la portarono a bloccarlo. Lui però, con un altro profilo, si rifece avanti. Ripresero a chattare ma lui pretendeva, in più, di incontrarla. I due si diedero appuntamento davanti la scuola della ragazza che, vedendolo, rimase scioccata. Colui che si aspettava di vedere non era un giovane studente universitario ma un uomo di 49 anni che potrebbe essere suo padre. Lui continuò ad insistere e la portò a bere un drink in un locale. Il giorno seguente l’uomo si presentò davanti scuola e convinse la quindicenne a seguirlo. Si recarono in due alberghi nei quali, per due motivi, non riuscirono a prendere una camera: lei era minorenne e lui non aveva documenti con cui identificarsi. La fantasia sessuale dell’uomo però era troppo forte per lasciar perdere. La piccola donna venne portata in una struttura buia e abbandonata sulla Tiburtina all’interno della quale venne costretta a consumare un rapporto sessuale con l’uomo. Solo dopo aver concluso l’atto, l’uomo, si rese conto di ciò che aveva fatto ma era troppo tardi. Minacciò la ragazza di pubblicare online video hard del loro incontro se avesse raccontato a qualcuno quanto successo. Nonostante a minaccia però, la 15enne riuscita a denunciare il pedofilo.
La condanna per maltrattamenti in famiglia
L’uomo era riuscito a far innamorare di lui una donna dell’Alta Tuscia che, una volta iniziata la convivenza, avrebbe minacciato di morte ogni giorno. Le violenze psicologiche e fisiche erano continue. ”Molti dei suoi amici raccontano di averla vista in diverse occasioni con lividi intorno agli occhi e segni sul collo” ricorda il pm al giudice Gaetano Mautone. L’avvocato della donna dichiara che l’aggressivo compagno era solito presentarsi al luogo di lavoro di lei, controllarla, picchiarla e insultarla. Anche in presenza di amici o sconosciuti. Infatti, in un’occasione, l’uomo durante l’ennesimo litigio, l’avrebbe sollevata di peso e sbattuta violentemente contro il cofano della macchina, insultandola di fronte a conoscenti e amici. Lei non ha mai reagito per vergogna e perché temeva che se lo avesse denunciato, le sue reazioni sarebbero peggiorate. Quando l’uomo è finito in carcere per essere evaso dagli arresti domiciliari (che doveva scontare a casa della donna), lei è riuscita a denunciarlo. Ma avrebbe cercato di soggiogarla anche dal carcere inviandole diverse lettere piene di minacce rivolte anche alle sue figlie. M.A. è finito a processo per maltrattamenti in famiglia e il 17 Gennaio scorso è stato condannato a due anni di reclusione.