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Cosa si mangia di tipico a Viterbo?

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Cosa si mangia a Viterbo

Arte, cultura ma anche buon cibo. Il territorio della provincia di Viterbo rappresenta senza dubbio una delle mete più gettonate del Lazio in termini di turismo. Tanti i borghi e le località che ogni anno richiamano viaggiatori da ogni parte d’Italia ma anche dall’estero. 

Ma che dire dell’offerta enogastronomica? Viterbo, così come tutto il centro Italia, è terra famosa per i suoi piatti che, al pari di siti archeologici e culturali, fa da traino all’economia locale. Ma conoscete quali sono le ricette tipiche di questa zona? Scopriamole insieme. 

Cosa si mangia a Viterbo
Cosa si mangia a Viterbo: ecco quali sono i suoi piatti tipici – ilcorrieredellacitta.com

Cosa vedere a Viterbo

Se state pianificando un itinerario da queste parti vi menzioniamo intanto alcune pillole da vedere in città. Come a dire: prima il “dovere” e poi il piacere. E allora ecco Piazza San Lorenzo e il Polo Monumentale di Colle del Duomo, con il suo palazzo dei papi (sapete che Viterbo è chiamata anche la ‘città dei papi’, al pari di Anagni?), il museo e la cattedrale di San Lorenzo. Da non perdere, ancora, il suo bellissimo quartiere medioevale, piazza del Plebiscito, Palazzo Priori, e la Viterbo sotterranea. Fa parte di Viterbo anche la “città delle fiabe”, ovvero la frazione di Sant’Angelo di Roccalvecce. A chiudere qualche nota sulle aree naturali, come il prato giardino, la sorgente d’acqua solfurea Bullicame, e la Riserva Naturale Regionale Valle dell’Arcionello, e sulle necropoli nelle vicinanze.

Quali sono i piatti tipici di Viterbo

Vediamo adesso quali sono le ricette e i piatti che si mangiano in questa parte di Lazio settentrionale. La cucina è molto variegata e ricca, per certi versi semplice e popolare, con tante ricette che potremmo definire della tradizione. Impossibile non partire dalla carne, come molte zone del centro Italia e della bassa Toscana, fino ad arrivare ad alcune eccellenze del territorio per ciò che riguarda i prodotti agroalimentari. Non mancano le influenze romane – alcuni piatti sono delle rivisitazioni di piatti romani in ‘salsa rurale’ – e il buon pesce, considerando la pesca di lago.

Queste premesse costituiscono la base di un ricettario tutto da scoprire che proviamo a riassumere nelle seguenti pietanze (o prodotti) raggruppate in elenco:

  • Fieno di Canepina
  • Nocciole
  • Aglio rosso di Proceno
  • Castagne dei Monti Cimini
  • Coregone
  • Patata dell’alto viterbese
  • Olio extravergine d’oliva
  • Gnocchi “col ferro” di Soriano nel Cimino
  • Acquacotta
  • Tozzetti di Viterbo
  • Pangiallo
  • La sbroscia

Cosa assaggiare

Spendiamo qualche parola in più sui piatti menzionati, partendo dal fieno di canepina. Si tratta in questo caso di una pasta, o meglio di una “pastina”, tagliata molto finemente, realizzata con farina e uova, nota per il suo procedimento con una doppia scolatura (una prima quando è al dente, una seconda dopo essere stata rimessa a mollo in acqua fredda). Condimenti classici quali ragù di carne. L’aglio di Proceno, che si coltiva anche ad Acquapendente, è tipico per il suo gusto deciso e molto piccantino. 

Che dire dell’acquacotta? In questo caso il piatto, condiviso con l’area della maremma, identifica una zuppa di verdure con pane raffermo da condire con del buono olio locale (altra specialità da non perdere). Il coregone, noto pesce di lago, si affianca ad altri suoi “colleghi” quali anguille, lucci, e persici solo per fare qualche altro esempio. Ritroviamo in questo ambito la cosiddetta “sbroscia”, ovvero una zuppa di pesce condita con patate e pomodoro adagiata su pane raffermo.

Anche per quanto riguarda la carne l’offerta è ricchissima: cinghiale, lepre, coniglio, e abbacchio, fino ad arrivare ai salumi. Insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Passando ai dolci ecco che troviamo i famosi tozzetti di Viterbo oppure il Pangiallo, che è un dessert tipico di Natale. E’ fatto con mandorle, cacao, fichi secchi, nocciole e pinoli; una sua variante è rappresentata dal pane del vescovo che si distingue per la presenza di uva sultanina e cioccolato fondente. Chiude l’offerta gastronomica tutta la parte della produzione agroalimentare che in parte abbiamo già citato: dalle nocciole, all’olio, ai legumi. 

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