Roma si prepara ad affrontare il Giubileo, ma in ballo c’è anche la possibilità di ospitare l’Expo 2030. Il New York Times ha qualche dubbio.
Roma inizia il conto alla rovescia che la porterà ad affrontare uno dei suoi obiettivi più difficili, ma anche stimolanti: il Giubileo. Mancano 500 giorni all’Anno Santo, ma la Capitale sembra essere già indietro. Non lo ritiene soltanto Gualtieri, che ha chiesto pazienza ai romani se qualche cantiere di troppo popolerà le giornate dei cittadini, ma lo pensa (e lo scrive) anche il New York Times che fa un ritratto di Roma sotto certi aspetti sconvolgente.
A dare rilevanza alle lacune ci avrebbe pensato Roma stessa: questo sottolinea, con una punta di amarezza, la stampa americana. C’è tanto lavoro da fare, ma quel che non va sarebbe – secondo gli USA – una sorta di caos organizzato che proprio organizzato non è. Il riferimento è alla battaglia dei tassisti che fanno assistere a scene di ordinaria follia – sempre citando il New York Times – fra attese e fraintendimenti. Poi l’altro aspetto che ha colpito negativamente gli americani è la gestione (approssimativa la definiscono) dei rifiuti. Le zone più importanti vengono etichettate come “delle discariche a cielo aperto”.
Roma, il New York Times lancia l’allarme: “Città in decadenza, nemica di sé stessa”
Tutte sottolineature che dovrebbero far riflettere – oltre che indisporre – ma il punto è un altro. Stavolta non si tratta soltanto di orgoglio cittadino. Roma deve difendersi dallo scetticismo estero anche per un altro tipo di obiettivo. Quello che porta a Expo 2030: Roma è in lizza per ospitarlo, ma secondo gli newyorkesi non ce la farà mai. La Capitale d’Italia è messa alla prova con l’Anno Santo. Deve portare a termine almeno un centinaio di grandi opere promesse per questo evento: il minimo sindacale per avere un buon biglietto da visita.
Lo stesso che hanno Riad e Busan – rispettivamente in Arabia Saudita e Corea del Sud – molto più organizzate (stando alle stime a stelle e strisce) dello Stivale. La vera pecca, prosegue il New York Times, è che Roma avrebbe attraversato dal 2000 a oggi una “lenta decadenza”. Non sul piano dell’arte e della cultura, ma sulla valorizzazione di essa. E questo – secondo gli statunitensi – dipende dalle varie giunte che si sono succedute nel tempo.
Non si punta il dito – nell’analisi portata avanti in America – solo su Roberto Gualtieri, ma anche su Virginia Raggi (ex Sindaca della Capitale). Colpevole di “eccessivo lassismo” – scrivono gli americani – e “troppa superficialità. Insomma New York fa le pulci a Roma: la Città Eterna comincia ad avere i suoi acciacchi, ma niente che non possa essere ristabilito. Rimettere in sesto Roma non è facile, ma Gualtieri è chiamato a riuscirci: il tempo stringe, anche perchè il Giubileo è solo l’inizio di un percorso che porta al 2030. Anno in cui il tempo, per forza di cose, dovrà essere galantuomo. La clessidra è girata: i granelli hanno iniziato a scorrere, così come i dubbi di un’opinione pubblica che aspetta di poter tramutare i “fischi” in applausi.