MILANO (ITALPRESS) – La chiusura delle attivita’ per due mesi a causa del Coronavirus e la mancanza di provvedimenti ad hoc sull’immobiliare, mettono a rischio 200.000 posti di lavoro nella filiera immobiliare. E’ quanto emerge dal rapporto annuale sull’andamento del mercato immobiliare urbano e le previsioni di mercato per il 2020 redatto dal Centro Studi Fiaip, in collaborazione con Enea e I-Com. La totale paralisi della filiera immobiliare, infatti, si innesta su un comparto gia’ in forte crisi dal 2011, dove, nel silenzio generale della comunita’ economica e politica, si sono gia’ persi oltre 700.000 posti di lavoro. La chiusura dei cantieri e delle agenzie immobiliari, hanno infatti azzerato il numero dei contratti di compravendita e di locazione nel mese di aprile e questo trend proseguira’ fino all’inizio della Fase 2. Gli atti di trasferimento immobiliare proseguono grazie all’attivita’ dei notai, ma sono riferibili esclusivamente ad accordi raggiunti prima dei provvedimenti restrittivi emanati dal governo. Sono circa 65.000 i contratti di locazione e circa 20.000 quelli relativi ai trasferimenti immobiliari, che non si sono potuti effettuare a causa dell’effetto Coronavirus.
Sembra un’epoca lontana, ma fino a tre mesi prima della deflagrazione della “bomba” Coronavirus, il mercato immobiliare in Italia stava dando segnali di tenuta, nonostante la mancata crescita del Paese. Nonostante i prezzi ancora in calo del 2,77 – tranne citta’ come Milano, Bologna e Napoli -, il numero delle compravendite (603mila, pari a +4%) e le transazioni immobiliari intermediate dagli agenti immobiliari professionali (+22%) faceva infatti ben sperare in vista del futuro, anche perche’ l’investimento sul mattone rimaneva senz’altro tra i piu’ remunerativi per i cittadini e per le famiglie italiane.
“Stop alle tasse e immissione reale di liquidita’ saranno fondamentali per far riaprire le nostre attivita’. La formula del prestito garantito e’ una misura emergenziale, ma servira’ alla ripresa – ha detto il presidente Fiaip Gian Battista Baccarini -. Ci vorra’ una manovra da 300 miliardi, cento all’anno: un quarto dovra’ essere destinato all’abbassamento delle tasse, un quarto nell’abbattimento del cuneo fiscale, il resto dovra’ essere investito in infrastrutture e in universita’, scuola e ricerca. Questo darebbe la necessaria serenita’, anche dal punto di vista psicologico oltre che finanziario, per poter ripartire”.
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