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In che condizioni si trovano i giardini del territorio? Prima parte: Pomezia (FOTO)

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In che condizioni si trovano i giardini di Pomezia e Ardea? Con questa domanda in testa ho deciso, armandomi di macchinetta fotografica e bicicletta (talvolta in auto), di intraprendere un viaggio allo scoperta dei parchi del territorio. 

(Il servizio è stato pubblicato sul numero di novembre (ed. cartacea) de Il Corriere della Città in questi giorni in distribuzione)

PRIMA PARTE: POMEZIA

Corona Australe e Boreale – Voto: 10
Sfogliando il materiale alla fine del mio percorso mi sono chiesto: perché non li ho lasciati per la fine? Parliamo di due giardini, situati nel quadrante ‘Primavera’ di Pomezia, davvero ben tenuti: giochi per i bambini in buonissime condizioni, zero sporco, erba ben curata.

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Area giochi lungo la pista ciclabile, tratto di Via Alcide de Gasperi – Voto: 5-
La seconda tappa (sono in bici quindi sfrutto il percorso dedicato) è quella di un’area giochi in effetti un po’ nascosta che mi dicono essere lì però da tempo. Parlo con una mamma: “E’ veramente brutto qui, ma mia figlia voleva giocare con l’altalena. Di sicuro non ci tornerò più”. Come darle torto? Alcuni giochi sono rotti (l’ altalena è anche piena di ragnatele), l’erba è incolta, c’è qualche rifiuto qua e là e i parcheggi per le biciclette sono inservibili. E c’è pure l’immancabile panchina rotta. Rimonto in sella e mi dirigo verso l’adiacente Via Ugo la Malfa.

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Area verde di Via Ugo la Malfa – Voto: 6
“Senza infamia e senza lode”. C’è da fare i conti con il “verde invadente” o assente; qualche segno di incuria e nuovamente i posti bici inutilizzabili. Vedrò di peggio.

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Parco di Piazza Aldo Moro – Voto: 5
Uno dei giochi per i bambini (sui tre presenti) è rotto. Torna anche qui il problema dell’erba alta in forma più marcata; al livello di pulizia la situazione non è impeccabile, in particolar modo procedendo verso la piazza. Lì, in quell’opera architettonica da me mai compresa, la situazione, tra scritte e cartacce, è anche peggiore.

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Parco di Via Fratelli Bandiera – Voto: 5,5
Con un paio di pedalate sorpasso Via Singen e mi dirigo verso Via Fratelli Bandiera. Da lontano osservo un bel colpo d’occhio che svanisce però pian piano che mi avvicino. Noto tre individui, cittadini stranieri, intenti a bere sulla panchina; impegno la salita e già non ci sono più. Ma il “ricordo” della loro presenza è più vivido che mai: i tre lasciano una busta nera appesa alla panchina (torneranno?). Guardo dentro: diversi alcolici, compreso l’immancabile vino in cartone, riempiono la busta. Altri rifiuti sono sparsi qua e là e ci sono dei danni anche ad alcuni giochi. Termino il tour con il campetto polivalente: dovrebbe essere chiuso ma non lo è, perché un taglio nella recinzione permette di accedervi.

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Parco Giovanni Falcone – Voto: 5,5
Proseguo la mia passeggiata imboccando Via Fratelli Bandiera in direzione del giardino intitolato al magistrato Falcone. Sinceramente mi aspettavo di più anche perché c’ero già stato non molto tempo prima. A colpire è soprattutto la mancata cura del verde a differenza dello stato dei giochi per i bambini, quelli sì in buone condizioni. Non manca qualche cartaccia e continuo a vedere posti bici invasi dall’erba (nei giorni scorsi è stata tagliata, ndr).

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Area di Via Catullo – Voto: 5,5
Per i giardini di Via Catullo, recentemente intitolati a Bruno Daccomim il giudizio non si scosta molto dal precedente. Anche qui l’erba è maltenuta. Non mi soffermo troppo e procedo oltre. Scatto qualche foto al campetto che costeggia i palazzi: sinceramente me lo ricordo sempre in questo stato.

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Area verde di Via Salvo d’Acquisto – Voto: 5
Panchine distrutte, giochi un tempo utilizzabili, sporco diffuso. Non so nemmeno se sia opportuno definirlo un “parco” ma l’area che costeggia Via Salvo d’Acquisto non fornisce di certo uno spettacolo gradevole. Per la cura del verde non mi esprimo più: le foto parlano da sole.

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Piazza San Benedetto da Norcia – Voto: 6-
La situazione della seconda piazza per importanza di Pomezia è davvero difficile da inquadrare. Le piogge di settembre hanno quantomeno restituito un aspetto decoroso ad un’area diventata impresentabile durante l’estate; la presenza del verde offusca, sebbene solo parzialmente, i punti critici atavici della Piazza: il monumento è ormai da tempo un bagno all’aperto e si fatica soltanto a camminarci a debita distanza. Come facciano i ragazzini a farci addirittura parkour resta per me un autentico mistero.

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Piazza Indipendenza – Voto: 8
Nulla da dire sulla principale Piazza di Pomezia: ottimo lavoro qui.

 

Giardini Petrucci, Piazza Indipendenza – Voto: 6,5
I centralissimi giardini di Pomezia offrono all’ingresso la stessa accoglienza dei suoi corrispettivi di Piazza Indipendenza: la puzza di pipì. Forse è proprio un’usanza della città a questo punto (si scherza ovviamente). Scendo la rampa e mi guardo intorno: il parco appare pulito ma l’immagine è comunque sbiadita. Per carità, la stagione avrà il suo peso, ma ancora una volta è la tenuta del verde che non mi convince.

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Giardinetti di Padre Pio – Voto: 5,5
Nei giardinetti di “Padre Pio”, altro luogo storico di Pomezia, i giochi sono stati sistemati anche a seguito delle nostre segnalazioni. Assente ingiustificato tuttavia ancora una volta il “verde”; poi ci sono i tavoli pericolanti che andrebbero o rimossi o sistemati prima che qualcuno si faccia male, e ancora il problema del “gabbiotto” usato come bagno pubblico. Anche qui naso chiuso e passo oltre.

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Area di Via Filippo Re – Voto: 4
Non è un parco, non ci sono giochi, non c’è nulla. Un’area di cui si capisce poco in realtà: terreno incolto pieno di radici, qualche cartaccia ai margini, un cartello ormai completamente cancellato. Però c’è una simpatica “ranocchietta” appesa all’ingresso.

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Parco delle Rimembranze, Via Varrone – Voto: 5
Un cartello “vietato l’accesso ai cani” ci accoglie all’entrata. Probabilmente una delle prescrizioni più violate a Pomezia dato che la mattina, soprattutto nella fascia dalle 8 alle 10, c’è un via vai continuo di “amici a quattro zampe” con al seguito i padroni. Forse perché nell’ingresso sul Largo Columella il cartello non c’è ma si sa, la legge non dovrebbe ammettere ignoranza. Ad ogni modo, cani a parte, lo spettacolo non è dei migliori: soprattutto nei cespugli confinanti con lo stadio troviamo un po’ di tutto mentre per la cura del verde ormai penso di avervi fatto capire la situazione della maggior parte dei giardini di Pomezia (ah: e attenzione anche a qualche ‘ago’ dimenticato).

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Giardini Melvin Jones – Voto: 5,5
Molto esteso, questo parco abbraccia diverse vie e, con le spalle al Simon Bar, ci riporta verso Via Salvo d’Acquisto per intenderci. Uno dei giochi presenti è rotto; troviamo diversi cestini divelti. La staccionata che costeggia Via Augusto Imperatore è interrotta in alcuni punti e il vicino fosso ci porta a rivolgere un messaggio in particolare ai genitori: attenzione perché finirci dentro può non essere così difficile. Anche qui, infine, il verde “ingombrante” convive con quello “latitante”.

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Selva dei Pini, area sport – Voto: 6,5
Nel complesso l’area della Selva dei Pini destinata allo sport è in buone condizioni; sono “spariti” però alcuni cartelli delle postazioni e la zona centrale ancora non è stata bonificata. E questo stride col contesto di una delle migliori zone verdi della città.

Parco di Via Fiorucci – Voto: 4,5/5
Prima di parlare di Santa Palomba invito i lettori a riflettere un momento sul quartiere in generale, altrimenti si rischia di avere, limitandoci al solo parco pubblico, una visione distorta della realtà. Ma non penso di raccontare cose nuove. Tra i cittadini della zona e l’amministrazione comunale l’amore non è mai sbocciato: l’ente ha provato attraverso i lavori al parco e alla scuola, per fare due esempi, a tendere la mano verso la popolazione che ha però risposto con un gentile ‘no grazie’ (ricordate l’aspra contestazione del marzo scorso?). Prostituzione dilagante (che di sera trasforma il quartiere in una vera e propria via del sesso con tanto di roghi rudimentali – e pericolosi – a distinguere “l’offerta” per i clienti), degrado, le industrie, un affaire Cogea mai digerito, e i problemi atavici di una stazione rimasti intonsi se non peggiorati. Ecco: questa è Santa Palomba. In tale contesto si inserisce il parco che assume i connotati di un’oasi del deserto dove però, ricordiamo, soltanto sei mesi fa veniva ritrovato il corpo di un uomo impiccato. Proprio per questo confesso di esser rimasto ben impressionato, in positivo, non appena sceso dalla macchina (nonostante una bottiglia di grappa appoggiata lungo il muretto all’entrata). Nonostante un manto erboso non impeccabile si respira un’aria sostanzialmente piacevole. Anche i giochi per i bambini sono in buone condizioni. Alcuni ragazzi fanno jogging. Ma il parco è grande e forse, mi dico, il quadro va visto nel suo insieme prima di giudicare. Man mano che cammino infatti, avvicinandomi alla stazione, il clima cambia ed è qui che iniziano i problemi: abbondano rifiuti di ogni tipo, sacchi, bottiglie, insomma di tutto. Il sottopasso che conduce alla stazione ha poi un che di spettrale nonostante la luce del mattino: immagino una ragazza che deve impegnarlo di sera, magari da sola. Rabbrividisco al pensiero. Costeggio il “confine” e arrivo ad un’altra zona critica, chiamata ormai da tutti quella del “residence” e che in realtà un residence lo è davvero. Il residence 3C, quello “dei migranti”. Un’ingegnosa opera architettonica mostra un comodo passaggio allo stabile. Il percorso verso il treno è scandito da succhi di frutta, bottiglie di vetro e altro pattume nemmeno fossimo nel racconto di Pollicino. “E’ sempre così?”, chiedo ad una mamma a passeggio con il figlio ed il cane. “E’ anche peggio. Ormai ci siamo abituati”, racconta rassegnata. Parlo con un altro cittadino. “Qui è un macello, siamo abbandonati a noi stessi. Il parco non sarebbe neanche male ma perché non c’è illuminazione? Adesso che arriva l’inverno resterà un posto spettrale. Penso anche all’area per fare attività fisica: con il buio chi avrà il coraggio di andarci?”. Quindi il sottopassaggio: “Fa paura solo a guardarlo, è un’opera che continua a non avere senso”. Mi arrendo: anche qui c’è molto da fare.

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Continua…

 

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