L’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma si dichiara ancora una volta innovativo e precursore, avvalendosi di una tecnologia all’avanguardia per la chirurgia della cataratta. Il prof. Scipione Rossi, Direttore U.O. di Oculistica dell’Ospedale San Carlo di Nancy, ci ha guidato nella conoscenza di questo metodo moderno per la cura di una delle patologie più diffuse in Italia e in Europa.
Che cos’è la cataratta
La cataratta è una patologia dovuta all’opacamento del cristallino dell’occhio. Nessun tipo di occhiale può correggere questo difetto, bisogna quindi intervenire chirurgicamente. Secondo uno studio condotto in America, l’età media in cui si interviene sulla cataratta è di 62 anni. L’aumento dell’aspettativa di vita, ha fatto sì che gli interventi di questo tipo siano notevolmente cresciuti negli ultimi anni: si parla di circa mezzo milione di interventi nel 2017, molti più di quelli effettuati per il parto cesareo. Purtroppo la cataratta non è una patologia prevenibile, in quanto si sviluppa lentamente e, nel maggior numero dei casi, impercettibilmente per chi ne soffre. Sintomi più frequenti sono una vista annebbiata e una sfocata percezione dei colori, in quanto i fotorecettori presenti nell’occhio – che, ricevuta la luce, la ritrasmettono creando così la percezione di un colore – sono offuscati dal cristallino, che fa arrivare poca luce e di conseguenza poco colore.
L’importanza della ricerca
Il Dottor Rossi spiega che quello della cataratta non è un intervento semplice. La breve durata dell’operazione e l’uso dell’anestesia locale – che ha un impatto minimo sul paziente – potrebbero trarre in inganno: questi vantaggi sono infatti frutto di un grande studio, dello sfruttamento di tecnologie avanguardistiche, della professionalità e preparazione dei chirurghi, non della semplicità dell’intervento. Lo studio e la ricerca sono quindi fondamentali, come anche l’utilizzo di strumenti e tecniche in continuo aggiornamento, per garantire al paziente risultati sempre ottimali e personalizzati. Un’accurata prediagnostica, la cura da parte di professionisti del campo, l’approccio tecnologico che il San Carlo di Nancy mette a disposizione dei suoi pazienti, contribuiscono a portare avanti la filosofia dell’Ospedale, ovvero l’importanza di mettere al centro di tutto il degente e le sue esigenze.
Come si svolge l’intervento
L’intervento si divide in due fasi: in un primo momento si agisce sul vecchio cristallino, che viene tirato fuori dall’occhio tramite una sonda che – attraverso l’emissione di ultrasuoni – lo polverizza. Una volta distrutto, il cristallino opaco viene aspirato e quindi espulso. Nella seconda fase, si inserisce una lente artificiale – in materiali biocompatibili – che, con l’aiuto di una siringa, viene posizionata nel punto in cui era il cristallino. Tutto questo viene fatto mentre il paziente è sveglio, diventando parte attiva dell’operazione: l’occhio, seppur anestetizzato e quindi insensibile al dolore, conserva la sua mobilità, è necessario quindi che il degente punti lo sguardo su una luce fissa per la buona riuscita dell’intervento.
Le nuove tecnologie proposte
Il Professor Rossi ci illustra le nuove possibilità che il San Carlo da Nancy offre. Grazie alla costante ricerca di un approccio poco invasivo e che soddisfi ogni tipo di esigenza del paziente, l’Ospedale si avvale di tecnologie in grado di curare nei minimi dettagli il percorso di ogni degente. Proprio per questo, il San Carlo di Nancy si propone di modificare il cristallino artificiale, graduandolo come un occhiale: in questo modo, oltre a curare la cataratta, si modificano i difetti visivi presenti prima dell’intervento. Il paziente farà quindi a meno degli occhiali per sempre, in quanto il cristallino artificiale non è soggetto a invecchiamento o a modifica – impossibile, quindi, riscontrare variazioni nella vista. Prima dell’intervento ogni paziente viene “intervistato” sul suo stile di vita e sulle sue esigenze, di modo che la lente del cristallino venga calibrata in base ai suoi difetti visivi, ma anche secondo le necessità di chi si sottopone all’operazione. Altra importante tecnica innovativa sfruttata dall’Ospedale è il laser, che polverizza il cristallino vecchio senza bisogno di bisturi e tagli. Più preciso, meno invasivo e decisamente più sicuro, il laser permette di offrire al degente una soluzione efficace e meno complicata. Tutti questi fattori hanno fatto sì che l’intervento riesca il 97% delle volte: la percentuale di complicanze post-operatorie, infatti, si è ridotta al 3%. È comunque da tenere conto il fatto che le suddette complicanze sono comunque disagi minimi, come il discomfort oculare.
Le novità, però, non riguardano solo la preparazione all’intervento e l’operazione stessa: il San Carlo utilizza farmaci innovativi e mirati per il post-operatorio. Uno tra i tanti esempi, l’uso di una soluzione antibiotica che minimizza il rischio di infezioni, e quindi di complicazioni, riducendo notevolmente il periodo di degenza post-operatorio.
L’importanza dei fondi pubblici – Il Dottor Rossi ci tiene a sottolineare che purtroppo la Regione non rimborsa – e quindi non copre le spese di – questo tipo di intervento tecnologico. Questo perché il costo di un’operazione del genere è elevato, e la diffusione anche. I troppi interventi, troppo costosi per i bilanci pubblici, sono le cause principali di questa scelta. È stato proposto a vari ministri di trovare una soluzione a questo disagio, come ad esempio il copayment – vale a dire la possibilità di pagarsi un intervento del genere, in un ospedale pubblico – ma ogni proposta è stata bocciata, o ignorata; tutto questo ha portato l’Italia a classificarsi ultima in Europa nell’uso di tecnologie in questo tipo di interventi (si parla dell’un percento per l’Italia, contro il venti percento del resto delle regioni europee).
Al San Carlo di Nancy è possibile accedere a questo tipo di chirurgia perché è un Ospedale in parte pubblico e in parte privato, che si batte per la ricerca e la tecnologia, con la missione di soddisfare ogni paziente durante il suo percorso di degenza.
Aurora Di Sabantonio