“l mio superiore Luciano Soligo mi disse ‘che c’hai i dottori a Tor Sapienza?’ Le annotazioni di Colicchio e Di Sano, i due piantoni, vanno cambiate, sono troppo particolareggiate, sembra una excusatio non petita”. Questo è quanto stato riferito dal luogotenente Massimiliano Colombo Labriola, il quale è stato sentito venerdì in aula, poiché fa parte degli otto carabinieri finiti a processo a causa dei presunti depistaggi che si sarebbero susseguiti alla morte di Stefano Cucchi.
Ma perché venne fatta questa richiesta a Colombo Labriola? Semplice: egli all’epoca dei fatti era comandante della stazione di Tor Sapienza, dove Stefano Cucchi fu trattenuto nella camera di sicurezza e successivamente accusato di falso. “mi chiamò e mi disse che i due militari in servizio dovevano redigere due annotazioni di polizia giudiziaria da inviare alla stazione Appia e a seguire alla procura di Roma che aveva aperto un fascicolo in relazione alla morte di Stefano Cucchi. Aveva una certa urgenza.“. E ancora: “Quel giorno avevamo la visita quadrimestrale e appena arrivato in caserma Soligo mi disse che le annotazioni non andavano bene che erano troppo particolareggiate, che non erano medici e ha ripetuto ‘chi vuole stare in camera di sicurezza?’ e che sembrava leggendole che si volevano mettere le mani avanti. Poi volle vedere Di Sano e Colicchio e chiese se i detenuti giravano liberamente in caserma o venivano accompagnati. Il riferimento era all’annotazione di Di Sano. A questa contestazione mossa in presenza dei due carabinieri ha detto che le annotazioni andavano cambiate, ribadendo che erano bozze e che non erano state trasmesse all’autorità giudiziaria. Io percepì il dover cambiare le annotazioni come un ordine. (…) non ho dato nessun input di correzione”