Il campo nomadi di via Pontina, all’altezza di Castel Romano, ancora una volta al centro della cronaca. Stavolta il problema è legato all’ambiente: sono saltate le cisterne interrate per la depurazione e i liquami (dove potrebbe esserci di tutto, non solo scarichi fognari) sono fuoriusciti, invadendo anche la riserva naturale di Malafede.
La causa va ricercata nella mancanza di fognature e nel blocco del depuratore, che era stato posto sotto sequestro dalla procura lo scorso febbraio a seguito di una maxi inchiesta collegata alle proprietà di Salvatore Buzzi e a Mafia Capitale.
Le cisterne, ormai piene all’inverosimile, sono letteralmente esplose saltando fuori dalla terra, spinte verso l’alto dalla pressione dei gas prodotti nel sottosuolo a causa della presenza dei liquami.
E al pericolo di disastro ambientale si unisce anche il fatto di cronaca: nel campo, dopo la rottura delle cisterne, sono intervenuti gli agenti della polizia locale di Roma Capitale insieme alla protezione civile per portare agli abitanti del campo, circa 800 persone, 1200 bottiglie d’acqua minerale. Ma, invece di accogliere positivamente “il gesto” del Comune, i capi clan (che gestiscono l’intero campo, dove all’interno pare ci siano dei bar abusivi) hanno assalito gli agenti, perché volevano l’acqua solo per loro, in modo da poterla rivendere.