Bronchiolite, un altro virus che spaventa molto le famiglie. L’epidemia da Covid-19 ha catalizzato su di sé tutta l’attenzione nell’ultimo anno e mezzo ma ci sono tante altre malattie che ogni anno colpiscono adulti e bambini. Il caso della bronchiolite è uno di questi, e riguarda soprattutto i più piccoli. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.
Bronchiolite bambini, cos’è
La bronchiolite è un’infiammazione dei bronchioli, i più piccoli passaggi di aria dei polmoni. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù la definisce così:
“La bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio dei bambini di età inferiore ad un anno con maggiore prevalenza nei primi 6 mesi di vita e maggiore incidenza tra novembre e marzo. L’agente infettivo più coinvolto (nel 75% circa dei casi) è il virus respiratorio sinciziale (VRS) ma anche altri virus possono esserne la causa (metapneumovirus, coronavirus, rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali). L’infezione è secondaria a una trasmissione che avviene primariamente per contatto diretto con le secrezioni infette”.
Quanto dura la bronchiolite
Come per tutte le malattie la durata della bornchiolite varia da paziente a paziente. La fase di contagio dura tipicamente da 6 a 10 giorni. In inverno può assumere i caratteri epidemici. Il 90% dei casi riguarda bambini tra gli 1 e i 9 mesi. La bronchiolite è la causa più comune di ospedalizzazione durante il primo anno di vita.
Come si cura
I medici del Bambino Gesù evidenziano che il paziente affetto da bronchiolite viene generalmente trattato con “frequenti lavaggi nasali con aspirazione delle secrezioni e terapia aerosolica con soluzione ipertonica al 3%” . La terapia va invece sospesa in mancanza di evidente efficacia. “Talvolta – spiegano dall’Ospedale – viene prescritto il cortisone per bocca ma la più recente letteratura scientifica non dimostra che i bambini sottoposti a questa terapia vanno incontro ad un miglioramento. L’uso routinario degli antibiotici non è raccomandato, tranne in bambini immunocompromessi o in caso si sospetti un’infezione batterica concomitante».
«È utile frazionare i pasti aumentandone la frequenza e diminuendo le quantità. Quando occorre il ricovero ospedaliero, il bambino viene sottoposto ad una terapia di supporto per garantire un’adeguata ossigenazione del sangue attraverso la somministrazione di ossigeno umidificato e riscaldato (solo nei casi più gravi si somministra ossigeno ad alti flussi); Un’adeguata idratazione, qualora l’alimentazione risultasse difficoltosa, attraverso la somministrazione di soluzioni glucosaline per via endovenosa» (leggi qui tutte le informazioni).