Un, due, tre, stella! Chi non ci ha mai giocato? Ora però, in tutto il mondo, dopo l’esplosione della serie Tv trasmessa da Netflix il popolare passatempo per bambini ha assunto tutt’altro significato. Un successo senza precedenti quello di Squid Game – questo il nome della serie – considerando che in breve tempo è diventato il prodotto più visto di sempre. Ma qual è la trama? In realtà la serie Tv non ha elementi totalmente innovativi dato che, in linea di principio, ricorda un po’ pellicole come Saw l’Enigmista (ma decisamente meno cruento) o, per come è architettata in parte la competizione, gli Hunger Games.
Per chi non la conoscesse la serie tv vede protagonisti dei disperati pieni di debiti invitati a partecipare ad una competizione con in palio un montepremi da capogiro: il problema è che i partecipanti vengono eliminati ad ogni manche “fisicamente” e ad ogni eliminazione il montepremi sale. Ebbene, adesso il fenomeno – come purtroppo spesso accade – è passato dalla finzione alla realtà e sta coinvolgendo decine e decine di giovanissimi in tutto il mondo. Questi ultimi, imitando la serie Tv, hanno così iniziato a dar vita ai giochi visti in streaming, compresi i risvolti violenti.
Psicosi da Squid Game: primi casi anche in Italia
Le prime segnalazioni dei giochi, ma anche dei bigliettini con i simboli già diventati iconici, visti in Squid Game nel mondo “reale” sono arrivate dalle scuole del Belgio. Poi il Regno Unito e ora, l’Italia. L’allarme è scattato dapprima a Torino e ora nella Capitale, in alcune scuole di Roma. Ma perché questa serie Tv ha fatto breccia così in fretta tra i bambini? Gli esperti spiegano che si tratta di codici facilmente replicabili perché propri dell’esperienza ludica dell’infanzia. E per questo assimilabili velocemente.
Un, due, tre stella ne è un esempio, ma è così anche per il «gioco del calamaro» (che dà il titolo alla serie). Il tema centrale sono le “penitenze”: la morte nella finzione, schiaffi e calci (per ora) nella realtà. E così è scattato l’allarme tra i genitori tanto che sono già partite numerose petizioni per chiederne l’oscuramento, sia nel mondo che in Italia. A Torino in un’elementare alcuni bimbi sono stati visti dalle maestre mentre giocavano a “un due tre stella”: chi perdeva veniva “sanzionato” col gesto dello sparo o con uno schiaffo (imitando la bambola della Serie Tv che individua chi si muove e lo giustizia poco dopo, ndr).
Squid Game a Roma: “Petizione per bloccarne la visione”
Oggi, come riportato da Repubblica, lo stesso è accaduto tra i banchi della Capitale in alcune scuole. Una petizione per bloccare la visione di Squid Game, a tal proposito, c’è già ed è proposta dalla Fondazione Carolina, la Onlus dedicata a Carolina Picchio, prima vittima di cyberbullismo in Italia, che si occupa da anni del benessere dei minori sul web.
“Da oggi, sulla piattaforma Change.org è possibile firmare la petizione per bloccare questo contenuto, micidiale per gli utenti più piccoli e i giovani più fragili”, denuncia Ivano Zoppi, della Fondazione. “Come Fondazione Carolina ci siamo già attivati con l’AgCom, nell’ambito della nostra collaborazione con Corecom Lombardia, mentre abbiamo chiesto di incontrare il Garante Infanzia e Adolescenza per rappresentare il disagio vissuto da tante famiglie a fronte di questo fenomeno”.
L’allarme: “Bigliettini di squid game davanti alle scuole”, ma era solo una pubblicità
Sempre nella Capitale nei giorni scorsi un nuovo tam tam era partito dopo il ritrovamento davanti ad una scuola in zona Casilina di numerosi bigliettini da visita lasciati sulle macchine parcheggiate. Identici in tutto e per tutto a quelli di Squid Game, con simboli e la frase “Vuoi cambiare vita?”. Il numero di telefono, reale, era di un’agenzia immobiliare che, si è scoperto, ha semplicemente realizzato una campagna marketing estremamente efficace. Tantissimi, anche solo per curiosità, hanno infatti chiamato per poi sentirsi spiegare che era una semplice offerta di lavoro per agenti da assumere nel ramo.
Genitori, vigilate
Ad ogni modo, pur condividendo l’allarme sociale e il pericolo di emulazione è opportuno precisare alcune questioni. Netflix suggerisce infatti la visione della serie coreana per utenti sopra i 14 anni di età, eppure questi primi casi di emulazione di “Squid Game” mostrano come la serie stia impazzando soprattutto tra i giovanissimi, non in grado evidentemente di distinguere e porre confini tra cosa sia effettivamente giusto o sbagliato. Tutto diventa gioco, compresa la violenza.
Ed è questo il problema principale senonché in quella fetta di pubblico in realtà non ci sarebbe proprio dovuto arrivare Squid Game. L’altro aspetto, a mio avviso, riguarda la riproposizione della serie nel nostro Paese: al momento infatti Squid Game è sì disponibile ma solo in versione sottotitolata. A breve però sarà doppiata interamente in italiano e ciò potrebbe aumentarne esponenzialmente la diffusione, anche ai più piccoli. Che dire: genitori, vigilate.