Rubavano auto di lusso in Italia e all’estero, le modificavano in depositi nella campagna pontina e poi le rivendevano. Undici persone sono state arrestate nell’ambito dell’operazione Marrakech Express. La polstrada ha recuperato 33 veicoli di un valore pari a oltre due milioni di euro, e li ha restituiti ai legittimi proprietari. Ai membri dell’associazione criminale, la polizia ha contestato i reati di furto e riciclaggio internazionale di veicoli. Ma anche la ricettazione, l’appropriazione indebita, la truffa, falso ed estorsione. Per alcuni episodi criminali veniva accertata anche l’aggravate della transnazionalità, anche grazie alla collaborazione della Polizia di Frontiera dell’aeroporto di Ciampino.
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Auto di lusso rubate, il capo dell’organizzazione criminale
Il capo del gruppo criminale era un cittadino italiano di origine marocchina. L’uomo teneva le fila di tutte le attività compiute dai complici a cui affidava compiti e rigorosi tempi di azione, svolgendo anche una capillare azione di controllo sul loro operato. Era lui a decidere le azioni e i metodi da mettere in campo. Teneva inoltre tutti i contatti all’interno dell’ampia rete criminale: sia in ambito locale che internazionale (grazie alla conoscenza delle lingue italiana, francese e araba). In particolare, in Francia si era procurato una base logistica da utilizzare come punto di approdo dei veicoli, che dovevano entrare nel mercato clandestino internazionale.
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Come rubavano le auto
I veicoli venivano rubati su strada o nelle grandi aree di parcheggio. Altre volte approfittando di un momento di distrazione dei proprietari (ad es. mentre erano intenti a fare benzina). Venivano anche sottratti dall’interno degli autosaloni (forse anche grazie alla complicità di qualche dipendente). In altri casi, invece, si trattenevano indebitamente veicoli regolarmente noleggiati presso attività dislocate in tutta Italia. Le auto rubate, con tempi e cautele consolidate, venivano portate nelle officine per la “trasformazione”.
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La trasformazione dei veicoli
Grazie a meccanici e carrozzieri compiacenti, si modificava il telaio. Si sostituivano le targhe e riparavano i danni dell’effrazione. Il primo compito da effettuare, in modo estremante rapido, era la bonifica dei mezzi. Per questo si disattivavano gli allarmi e i sistemi di geo-localizzazione installati sul veicolo. La “sterilizzazione” era il compito più rischioso e delicato, in quanto doveva essere effettuato in tempi brevissimi. Perché? In modo da evitare l’intervento delle Forze dell’ordine.