Si provano a rimettere insieme i pezzi, cercare una spiegazione, un perché. Ma si fa davvero fatica. Quando c’è di mezzo un suicidio è sempre così purtroppo ma se a togliersi la vita è un 14enne allora è tutto ancora maledettamente più complicato. In tanti stanno cercando di capire cosa abbia spinto Michelangelo, l’adolescente che si è suicidato lanciandosi dal Ponte di Ariccia venerdì scorso, ad arrivare all’estremo gesto ma per ora nulla è emerso dalle indagini.
Stando a quanto ricostruito da Il Messaggero la sera prima il 14enne avrebbe confessato ad un amico la decisione di farla finita ma il tutto sarebbe passato come uno scherzo o comunque per nulla di concretamente serio e possibile. Il giorno della tragedia invece avrebbe vissuto gli ultimi istanti con un selfie inviato ad una compagna e una telefonata annunciante nuovamente l’imminente suicidio. Poi il salto nel vuoto.
Nel Liceo che frequentava il giovane, il “Foscolo” di Albano, sono tutti sconvolti e sono stati organizzati per le classi prime sedute straordinarie con degli psicologi. Intanto uno striscione e alcuni palloncini bianchi hanno ricordato il 14enne che non c’è più, finito vittima di chissà quali tormenti rimasti sconosciuti a tutti a quanto si apprende. Non un segnale, non un comportamento che avrebbe potuto far immaginare un epilogo simile. Una tragedia alla quale si fatica davvero a dare un “perché”.
