“Sono stato trattato male dal sindaco di Ardea e mi sono sentito male rischiando la vita”.
Così accusa Paolo Giorgi, commerciante di Tor San Lorenzo, che ieri è dovuto ricorrere alle cure del 118 per un attacco di cuore avuto davanti l’entrata dell’ufficio tecnico di via Crispi.
Ma ricostruiamo la vicenda insieme al signor Giorgi.
“Come ogni anno, anche stavolta sono andato in Comune già all’inizio di gennaio per chiedere l’autorizzazione per dare un servizio per la stagione estiva, come spiaggia libera attrezzata. Dopo mesi che mi recavo all’ufficio tecnico per avere risposte e chiedevo per iscritto il diniego della convezione e il motivo per tale diniego, visto che mi era stato riferito solo a voce, ieri – 5 giugno – sono tornato di nuovo li. Il dirigente non mi ha voluto ricevere, dopo vari appuntamenti richiesti”.
Ma già il giorno prima Giorgi era stato all’ufficio tecnico senza riuscire a ottenere quello che voleva. Così si era recato alla Rocca, per cercare di parlare con il sindaco e avere da lui un aiuto, cosa che però non ha avuto. Anzi, il Primo Cittadino lo ha rispedito all’ufficio tecnico. E, secondo Giorgi, pure in malo modo. Modi “sgarbati” che avrebbero fatto agitare alquanto l’uomo, cardiopatico, che ieri alla fine si è sentito male e ha dovuto, dopo lo scambio di battute con il sindaco e con il dirigente, chiamare i soccorsi. I sanitari del 118 sono intervenuti con l’ambulanza e hanno trasportato l’uomo in codice rosso al S. Camillo di Roma, dove è rimasto per circa 4 ore in osservazione. “Poi – racconta – ho firmato e me ne sono tornato a casa, preferisco prendere le medicine a casa mia”.
“Quello che mi fa arrabbiare – continua – e che la risposta alla mia istanza mi è stata inviata, con il diniego, per PEC solo quando sono salito sull’ambulanza. Lì al comune ieri era presente anche il sindaco, e lui, anziché cercare di risolvere il problema, mi ha risposto “quelli come te non meritano di lavorare”. Poi mi sono sentito male e ho perso conoscenza, sottolineo che sono una persona cardiopatica, che non sta bene”.
Sulla vicenda abbiamo interpellato anche il Primo Cittadino, Mario Savarese, che fornisce una versione molto differente.
“Ero in una riunione importante quando la segretaria mi ha avvisato che una persona aveva superato il blocco della portineria e, con prepotenza, era salito e stava dietro la porta del mio ufficio perché voleva parlare con me. Ma io in quel momento non potevo interrompere il mio lavoro, erano coinvolte molte altre persone ed era una faccenda lunga e complessa. Ho fatto riferire questa cosa all’uomo. La riunione è finita molto tardi, ma subito dopo ne avevo in calendario un’altra, proprio all’ufficio tecnico, dove avevo appuntamento con il dirigente. Uscendo dall’ufficio ho riconosciuto l’uomo, il titolare di un chiosco a Tor San Lorenzo Lido, che essendo frontista esercita d’estate anche l’attività di noleggio di lettini e sdraio. Non è titolare di concessione balneare di nessun tipo: né spiaggia libera attrezzata, né stabilimento, può quindi affittare l’attrezzatura, senza obbligo di dare l’assistenza bagnanti o di pulizia spiaggia, che è invece a carico del Comune. Una condizione, quindi, di privilegio rispetto a chi invece deve ottemperare a questi obblighi. Ciò che chiedeva era l’autorizzazione al preposizionamento di sdraio e ombrelloni, cosa che per legge è consentita solo agli stabilimenti balneari perché pagano fior di quattrini di concessioni. Il signor Giorgi, appena mi ha visto, mi ha detto di essere stato trattato male dall’ufficio tecnico, dove, secondo lui, gli era stato negato un suo diritto. Sapendo che una cosa simile non era possibile, gli ho spiegato che il sindaco non rilascia concessioni e che avrebbe dovuto tornare all’ufficio tecnico”.
Lo ha fatto?
“Mi ha risposto che sarebbe rimasto davanti al mio ufficio anche tutta la notte, se necessario per avere la concessione. Gli ho ribadito che non poteva restare lì e che, se non andava via, avremmo chiamato i carabinieri, poi sono uscito per andare alla riunione. Poco dopo ho saputo che era andato via, ma arrivato all’ufficio tecnico ho trovato il tecnico che si era occupata della sua pratica in lacrime e scopro così che la donna era stata aggredita verbalmente, con insulti e parolacce, dal signor Giorgi. L’indomani, quindi il 5 giugno, ho ritrovato nuovamente Giorgi davanti all’ufficio tecnico. Gli ho chiesto come mai stesse ancora lì, visto che il giorno prima gli avevano spiegato il motivo per il quale il permesso gli era stato negato, e lui mi ha risposto che restava lì fino a quando non lo avrebbe ottenuto. Io sono entrato e sono rimasto all’interno per circa un’ora, poi quando uscito lui era ancora lì. Ho provato a fargli capire che stava perdendo tempo, perché quello che voleva era contro la normativa, ma non c’è stato niente da fare. ‘Voglio una risposta formale’, mi ha detto, al che gli ho replicato che gli avremmo mandato subito una pec con l’esito della sua pratica firmata dal dirigente. Mentre andavo via ho chiamato al telefono il dirigente dicendogli di inviare immediatamente la risposta. Quando sono rientrato nel mio ufficio il dirigente mi ha richiamato per dirmi che era uscito e aveva comunicato a Giorgi, che era ancora fuori all’ufficio tecnico, di aver firmato la pratica e di averla inviata attraverso la PEC. Per me la vicenda era finita qui, solo adesso vengo a sapere che si è sentito male: sinceramente e umanamente mi dispiace per lui, ma di certo non si è sentito male per colpa mia o del dirigente”.