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Animalisti Italiani contro le stragi di Yulin: un NO che segna la storia delle relazioni tra Italia e Cina

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Un secco NO può valere talvolta più di mille parole, contenere – nella sua estrema brevità – retroscena impensabili.

Ed è quello che si sono sentiti rispondere questa mattina, al termine del sit-in nei pressi dell’Ambasciata Cinese a Roma, i numerosi partecipanti, provenienti da tutta Italia, alla manifestazione contro il Festival di Yulin.

“E’ la prima volta che ci negano la consegna di una lettera – lamenta l’addetto stampa del Movimento Animalisti Italiani Onlus – “Che dovevamo restare distanti dall’ingresso dell’ambasciata, questo lo immaginavamo, ci siamo abituati, non è la prima volta che veniamo relegati in un angolo sotto lo sguardo attento degli ispettori della Questura – conferma Riccardo Manca – vice Presidente dell’Associazione, da 20 anni impegnata sul fronte della difesa e della protezione degli animali – ma questo irrigidimento non ce lo aspettavamo. E di certo non è un buon segno. Siamo risentiti. Lo prendiamo come un diniego bell’e buono” – aggiunge.

Questa mattina in strada, come ogni anno, a manifestare il proprio dissenso contro l’annuale strage di cani in Cina, c’erano decine di attivisti nel quartiere Parioli, armati delle migliori intenzioni

Un manipolo di gente tranquilla, pacifica – seppure determinata nei suoi obiettivi.

“Nemici del dialogo” definiva lo scrittore Michelangelo Jacobucci i cinesi nel suo ultimo libro.

“Alla proverbiale impenetrabilità orientale – incalzava nel corso della narrazione dei suoi racconti di viaggio – si sovrappone l’intransigenza di un regime comunista radicalizzato e particolarmente diffidente nei confronti di qualsiasi forma di inquinamento ideologico”.

Vorremmo poterlo smentire, vorremmo poter riferire certe definzioni e constatazioni al periodo ormai trascorso della dittatura maoista.

Ma non ce la sentiamo. Non è così. Di fronte alla fortezza inespugnabile della sede romana del Consolato cinese, dove neppure una lettera di richiesta di intervento da parte del governo di Xi Jinping in una questione tanto delicata come il massacro dei cani aYulin – è bene accolta, si resta solo, semplicemente allibiti.

E ci si sente come capitati nel posto sbagliato, al momento sbagliato. E non si sa più in quale millennio.

Ci si attende che questo vergognoso rifiuto abbia un seguito.

Da parte dei volontari presenti una promessa che suona come una minaccia: “Boicotteremo prodotti ed esercizi commerciali cinesi – ha dichiarato uno dei presenti – E questo è solo l’inizio”.

Rosanna Sabella

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