Ha abortito e poi si è ritrovata il feto sepolto nel cimitero Flamino con una croce e una targa con su il suo nome. Senza alcuna autorizzazione. E’ questo quello che Marta ha denunciato con un lunghissimo post su Facebook, condiviso in breve tempo da migliaia di utenti.
Momenti convulsi, drammatici, dolorosi. Ed è per questo che Marta solo dopo aver ritirato il referto istologico, ha pensato di contattare prima la struttura doveva aveva abortito, e poi la camera mortuaria. “Signorina il fetino sta qui da noi” – le rispondono. “Noi li teniamo perché a volte i genitori ci ripensano. Stia tranquilla anche se lei non ha firmato per la sepoltura, il feto verrà comunque seppellito per beneficenza. Non si preoccupi avrà un suo posto con una sua croce e lo troverà con il suo nome”. “Ma come con il mio nome? Non l’ho registrato. E’ nato morto” – “Il suo Signora, stia tranquilla. La chiameremo noi quando sarà spostato al cimitero”.
Ma cosa succede a Roma? Qual è il ‘protocollo’ seguito da Ama che si occupa dei servizi cimiteriali? Sul sito dell’Ama nella sezione cimiteri capitolini si legge: “In assenza di un Regolamento regionale, questo tipo di sepoltura è disciplinata dai commini 2,3,4 dell’art.7 del D.P.R 285/90 (Regolamento Nazionale di Polizia Mortuaria) che, in sintesi prevede che: i prodotti del concepimento dalla 20 alla 28esima settimana oppure i ‘feti’ oltre al 28esima settimana, vengono sepolti su richiesta dei familiari o comunque su disposizione della Asl. Sempre presso il Flaminio, esiste un altro campo a cui sono destinati i prodotti del concepimento o i feti che non hanno avuto onoranze funebri perché sepolti su semplice richiesta dell’Asl. Gli stessi giacciono in fosse singole, contraddistinte da un segno funerario apposto da AMA-Cimiteri Capitolini, costituito da croce di legno ed una targa su cui è riportato comunemente il nome della madre o il numero di registrazione dell’arrivo al cimitero, se richiesto espressamente dai familiari“.
Ed è proprio questa croce di legno con la targa con su il suo nome che Marta denuncia. “La mia privacy è stata violata. Ci pensa il Comune per beneficenza abbia in qualche modo voluto comunicare: l’hai abbandonato e ci pensiamo noi. Rabbia e angoscia che mi ha provocato vedere che senza il mio consenso, altri abbiano seppellito mio figlio con una croce, simbolo cristiano, che non mi appartiene e con scritto il mio nome. Il campo in questione del Cimitero Flaminio è pieno di croci con nomi e cognomi femminili. Questo è accaduto a Roma”.
L’istruttoria del Garante della Privacy
Il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria su questa vicenda che è stata definita ‘dolorosissima”. Un fatto drammatico che ha sconvolto anche la classe politica. Sono in tanti, tra consiglieri regionali e parlamentari, ad aver depositato un’interrogazione per capire cosa sia successo e per risalire a tutte le responsabilità. La deputata di Liberi e Uguali Rossella Muroni, tra i tanti indignati per quanto accaduto, si è così espressa: ‘E’ un fatto drammatico, ma soprattutto gravissimo. Lei non ha chiesto fosse fatto un funerale, né tanto meno la sepoltura del feto”.
La posizione dell’Ospedale e di Ama
L’Ospedale San Camillo di Roma, dove la donna ha abortito, sostiene di non avere alcuna colpa. I feti vengono identificati con il nome della madre solo per la burocrazia legata al trasporto: le carte, spiegano, vengono consegnate ad Ama quando prende in carico i feti. Da lì la “gestione e seppellimento sono di completa ed esclusiva competenza di Ama, e la violazione della privacy è avvenuta all’interno del Cimitero Flaminio“.
Anche la società municipalizzata – come riporta Il Messaggero- si dice estranea ai fatti e non responsabile. Il Cimitero Flaminio ‘si è limitato a eseguire la sepoltura a fronte di un consenso già dato per espresso dalla Asl, la croce è il segno tradizionalmente in uso e l’epigrafe deve riportare alcune indicazioni basilari per individuare la sepoltura’.