I Carabinieri della Compagnia di Velletri, al termine di meticolose indagini, hanno ricostruito l’approvvigionamento di droga all’interno della casa circondariale di Velletri. Un sistema collaudato che faceva entrare lo stupefacente in pacchi sottovuoto di generi alimentari e ceduto nella struttura penitenziaria.
I Carabinieri eseguono ordinanza del gip di Velletri
L’operazione ha preso il via stamattina, martedì 21 maggio, sin dalle prime luci dell’alba, su delega della Procura della Repubblica di Velletri. Gli uomini dell’Arma di Velletri stanno dando esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari, nelle province di Roma, Viterbo, Frosinone, Rieti, Latina e Chieti, con il supporto dei comandi dell’Arma territorialmente competenti. Il provvedimento emesso dal GIP presso il Tribunale di Velletri è diretto nei confronti di 33 persone, per lo più italiane (di cui 5 donne), – 11 destinatarie di custodia cautelare in carcere e 22 agli arresti domiciliari – gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente (art. 73 D.P.R. 309/90), estorsione (art. 629 c.p.) ed accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti (art. 391 ter c.p.). Sedici delle persone destinatarie delle odierne misure cautelari sono già detenute in carcere.
L’indagine che ha portato a scoprire lo spaccio, estorsioni e minacce
L’articolata e complessa indagine portata avanti dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Velletri ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine a vari episodi di spaccio all’interno della casa circondariale di Velletri (oltre a due episodi di estorsione, per percosse e minacce subite da uno degli indagati e da alcuni familiari, per forniture di sostanze stupefacenti non pagate), commessi tra gennaio e giugno 2023 all’interno del citato istituto di pena per un volume d’affari di circa 80.000 euro.
Il sistema con cui entrava lo stupefacente
Nel corso dell’indagine sono emersi elementi indiziari in ordine alla presenza di un collaudato sistema, finalizzato all’ingresso nella casa circondariale dello stupefacente, sia cocaina che hashish, che veniva occultato, unitamente a generi alimentari confezionati sottovuoto e beni di prima necessità, all’interno di pacchi destinati ai detenuti, inviati tramite spedizionieri e una volta all’interno della struttura ceduta anche a terzi. Gli ordini di droga venivano pagati tramite ricariche su carte prepagate da parte di figli, mogli, fidanzate, fratelli, nonni, zii e amici dei detenuti.
Si precisa che il procedimento è nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.