Avvocati, medici e familiari dei detenuti come pusher e persino droni per far entrare la droga in carcere. Il rifornimento dei prigionieri avviene con escamotage di ogni genere e l’ultimo portato alla luce vede indagato un infermiere anche lui ritenuto colpevole di aver fatto entrare stupefacente in un istituto penitenziario.
Infermiere beccato a consegnare la droga
A dare notizia dell’ultimo metodo di rifornimento dei carcerati nella casa circondariale di Velletri è stato il coordinatore regionale della Fp Cgil Polizia Penitenziaria Ciro Di Domenico, il quale ha reso noto come ieri mattina “sono scattate le manette per un infermiere in servizio nel carcere di Velletri mentre introduceva droga a un detenuto nel penitenziario. Il soggetto è stato arrestato in flagranza di reato mentre consegnava circa 300 grammi di cocaina e più di 400 grammi di hashish ad un detenuto. All’interno della sua autovettura, sono stati sequestrati anche microtelefoni completi di sim e caricabatterie di cui non conosciamo il numero preciso”.
La perquisizione domiciliare
Ma le indagini sull’operatore sanitario proseguono e su disposizione della magistratura che sta coordinando le attività investigative, è stata perquisita “anche l’abitazione dell’infermiere dove sono stati sequestrati quasi 40mila euro in contanti, presumibilmente frutto del traffico di droga”.
La preoccupazione dei sindacati
Sono altri i sindacalisti che hanno manifestato sdegno e preoccupazione per questo fenomeno e, tra gli altri Mirko Manna della FP CGIL Nazionale il quale ha dichiarato: “L’introduzione di sostanze stupefacenti è una grave minaccia per la sicurezza delle carceri e minano alle fondamenta i tentativi di recupero dei detenuti nella società. Dietro il traffico di stupefacenti e telefonini, ruotano giri di affari per milioni di euro con conseguente gestione di potere fondamentale per stabilire le gerarchie all’interno e al di fuori delle carceri. Abbiamo chiesto più volte il potenziamento delle Unità cinofile del Corpo di Polizia Penitenziaria che hanno sempre dato prova di efficienza ed efficacia. Si tratta di una specializzazione che andrebbe potenziata e resa più pervasiva su tutto il territorio nazionale e non solo in attività sporadiche per colpa delle poche unità in servizio”.