Una richiesta di indennizzo di circa 90 milioni di euro. Questo è quanto è stato richiesto dalla società Impreme, dietro la quale c’è la famiglia Mezzaroma, al Comune di Tivoli come indennizzo. E, se la richiesta venisse accettata, il Comune di Tivoli rischia di “fallire”.
Ma vediamo cosa sta succedendo.
L’odissea della famosa lottizzazione Nathan, un progetto di 150mila metri cubi di cemento a ridosso del sito UNESCO di Villa Adriana dopo anni di contenzioso arriva al Tar del Lazio con una richiesta di Indennizzo da parte della Impreme dei Mezzaroma di circa 90 milioni di euro.
La Giunta Comunale, nella seduta del 26 novembre 2021, avente ad oggetto: Contenzioso Impreme S.P.A. / Comune di Tivoli, Giudizio avanti il T.A.R. Lazio RIC. N. 14974/ 2014, integrazione precedente deliberazione in ordine alla lite N. 132 del 17/12/2014, ha deliberato per avviare l’iter di opposizione alla richiesta della Società Ipreme SpA presentata davanti al TAR del Lazio. La seduta è stata fissata per il 18 gennaio 2022.
Il contenzioso davanti al TAR il 18 gennaio: chiesti 90 milioni al Comune di Tivoli
Più di 7 anni fa, il 18 settembre 2014, il Sindaco Proietti, dopo aver ricevuto una diffida da parte della Impreme, aveva inviato una nota agli interessati sostenendo che la situazione relativa agli aspetti connessi con la tenuta idrogeologica della zona, al fine di tutelare l’incolumità pubblica, erano ostativi al rilascio del permesso di costruire.
C’è da dire che la specifica convenzione con il Comune per l’edificazione nell’area ex Nathan venne firmata dalle parti, quindi anche dal Comune, nel 2011 e che la società Impreme versò anche una parte consistente di oneri di urbanizzazione (circa 600.000 euro).
Su questa storia a suo tempo, prima del 2011, i comitati ambientalisti fecero una battaglia che finì sul tavolo dell’UNESCO, che minacciò di togliere alla Villa di Adriano il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità proprio a causa della lottizzazione.
La contrarietà dell’UNESCO e del MIBACT alla lottizzazione
Lo stesso Ministro Franceschini a suo tempo sostenne che il MIBACT si sarebbe opposto alla lottizzazione, rientrando quell’area nella “buffer zone” di protezione della Villa. In sette anni si è paventata una soluzione di delocalizzazione, che però sembra interessare una parte dei proprietari per circa 30.000 metri cubi. Ne rimarrebbero circa 120.000, di proprietà di Impreme SpA (che nel frattempo è passata in proprietà a un Fondo americano) che non si è riusciti a delocalizzare in maniera confacente. Adesso pertanto la decisione finale sarà presa dal Tar del Lazio, che avrà l’onere di stabilire a chi dare ragione.