Aveva costruito il suo impero commerciale sulla totale illegalità, commettendo una sfilza lunghissima di reati che da tempo gli vengono contestati. Lui, imprenditore residente nella zona di Tivoli, dagli anni ’90 ad oggi, ha collezionato plurimi procedimenti a suo carico anche, tra gli altri, in materia di bancarotta, riciclaggio, autoriciclaggio, truffa, evasione fiscale. Eppure aveva nelle sue disponibilità immobili, una Ferrari, una Rolls Royce d’epoca, numerose società e attività di due centri commerciali: tutto finito ora sotto sequestro per mano della Guardia di Finanza.
Sigilli al patrimonio dell’imprenditore Antonio Miano a Tivoli
Ad eseguire il provvedimento sono stati i finanzieri del Comando Provinciale di Roma. I Militari hanno dato esecuzione al decreto di sequestro emesso, ai sensi dell’art. 20 del Codice Antimafia, dalla Corte di Appello capitolina su richiesta congiunta dagli Uffici di Procura di Roma e Tivoli. Oggetto del sequestro il patrimonio di milioni di euro nella disponibilità di un imprenditore, Antonio Miano, residente nel circondario di Tivoli, nei cui confronti le Procure hanno richiesto l’applicazione di una misura di prevenzione personale e la confisca dei beni ai sensi del Codice Antimafia (art. 4. lett. c).
Le indagini della Guardia di Finanza: vita da nababbo con una sfilza di reati contestati dalla bancarotta al falso in bilancio
Il decreto della Corte d’Appello descrive le condotte dell’imprenditore risultanti dai numerosi procedimenti sorti dal 1993 ad oggi, in parte definiti e in parte in corso, per: associazione per delinquere finalizzata al compimento di truffe; associazione per delinquere finalizzata a reati di truffa e riciclaggio; plurime bancarotte fraudolente in varie parti d’Italia; turbativa d’asta; plurime truffe (in un caso contestata all’estero); appropriazioni indebite e falso in bilancio. autoriciclaggio, delitti tributari. Insomma, davvero di tutto. “Si pone in risalto che i fatti risultanti dai plurimi procedimenti, da cui emergono allo stato consistenti illeciti profitti, possono essere valutati ai fini dell’accertamento della pericolosità sociale prevista dal codice antimafia pur in presenza di sentenze di prescrizione o se i procedimenti sono ancora ancora in corso di celebrazione“, spiegano dalle Fiamme Gialle.
L’evasione fiscale seriale insieme alla moglie
Secondo la Corte “risulta che il M. è un evasore fiscale seriale dal 1999 a 2018 e, comunque, una persona che ha commesso violazioni fiscali per milioni di euro, al pari della moglie S.”, si legge tra gli atti. Il decreto descrive anche la progressiva accumulazione di beni, la costanze presenza di prestanome nella gestione delle attività imprenditoriale, la “galassia” di società nella disponibilità dell’imprenditore, il tentativo di controllo sui centri commerciali, in particolare di quello attivo nel circondario di Tivoli; tentativo proseguito anche dopo il disposto sequestro penale di alcuni beni ed il fallimento dichiarato dai Tribunali di Roma, prima, e Tivoli poi.
Il maxi sequestro a Tivoli
Il sequestro è stato eseguito su numerosi beni, per la quasi totalità intestati ad altri (parenti e affini, società estera):
- Immobili (ville e terreni) siti in provincia di Roma e Lecce
- Quote sociali e beni aziendali di 14 soggetti economici, inclusi 2 centri commerciali ubicati nelle province di Roma e Padova
- Autoveicoli di lusso, tra cui una Rolls-Royce d’epoca e una Ferrari
- Disponibilità finanziarie
Il sequestro è stato emesso in esito alle indagini economico-patrimoniali eseguite dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma della Guardia di Finanza che hanno consentito di acclarare, allo stato, l’origine illecita dei beni e la sproporzione tra beni posseduti dall’imprenditore, direttamente o tramite terzi soggetti, rispetto ai redditi dichiarati dal proprio nucleo familiare. Tutti i beni sequestrati sono oggi gestiti dall’amministratore giudiziario.
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