14enne violentato dopo una frequentazione in chat. L’inchiesta va avanti e la V sezione del Tribunale di Roma raccoglie altri dettagli.
Una chat di incontri: mesi di frequentazione online, poi l’appuntamento dal vivo e da lì l’ecatombe. Rapporti non consenzienti: lividi, minacce e ricatti. Questo ha stabilito la V Sezione del Tribunale di Roma che ha aperto un’inchiesta rispetto alla denuncia di un 14enne vittima di violenza da parte di uno studente che di anni ne aveva 20.
Si parla al passato in aula perchè nel 2018 entrambi i protagonisti del racconto menzionato da Repubblica erano più giovani. Ora tutti e due hanno un’altra vita, ma non hanno dimenticato. Anzi i ricordi sono piuttosto vivi, così come presente è il desiderio di Giustizia dell’allora adolescente. L’impiegato che sarebbe il “carnefice” in questo gioco delle parti si difende: “Non è vero – dichiara – non ho mai picchiato né minacciato nessuno.
Violenza in chat e dal vivo: impiegato alla V sezione del Tribunale di Roma
Escludo anche il pagamento per avere rapporti. All’epoca ero timido e impacciato”. Di tutt’altro avviso il ragazzo – oggi più maturo – che ha ammesso di aver subìto violenza. L’unica cosa su cui le parti trovano un accordo è che erano sotto falso nome: un nick inventato sul momento per parlare. La conversazione tuttavia ha raggiunto un livello più alto fino a passare ai fatti. Il possibile colpevole di violenza si rifà alle chat per dimostrare la propria innocenza: “Non c’è un linguaggio scostante o teso”.
Segno – secondo l’uomo – che ci fosse la reciproca volontà di incontrarsi. Non basta. La strada è lunga e l’iter giudiziario piuttosto complesso. Prossima fermata marzo-aprile: in primavera scatterà la requisitoria del PM più l’ulteriore arringa dei difensori dell’uomo. Una storia iniziata sul Web e finita in aula. Le relazioni online sono in forte aumento non solo nella Capitale.
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Il pericolo viaggia in Rete
Un intreccio di sensi e possibilità che non sempre si conclude nel modo sperato: il pericolo è dietro l’angolo o dietro ogni click. La prudenza, come la consapevolezza, non è mai troppa. Per questo le autorità restano sempre a disposizione per eventualmente difendere gli effetti di una conoscenza che potrebbe terminare sopra le righe. Le autorità competenti metteranno la parola fine a questa vicenda giudiziaria, ma l’allerta online deve proseguire. A prescindere da questa vicenda e la sua conclusione.