È passato poco più di un mese dalla cacciata dell’Assessore alla Cultura Rita Pomponio, senza che ci sia stato un approfondimento rispetto alle motivazioni, se non un: “È venuto a mancare il rapporto di fiducia. L’incarico di assessore si assegna su base fiduciaria, lo dice il regolamento” da parte del minisindaco Nicola Franco, che adesso ha nelle sue mani una vera e propria collezione di deleghe. E non ha alcuna intenzione di lasciarle nominando altri assessori; ciò avalla la teoria dell’”uomo solo al comando” propugnata dal PD.
Infatti il presidente dell’unico Municipio di centrodestra della Capitale ad oggi, oltre che della Cultura, è responsabile della Rigenerazione Urbana, Trasformazione Ecologica, Protezione Civile, Progetti Speciali, Valorizzazione del Patrimonio Archeologico, Pari Opportunità, Turismo e dell’Ambiente. Ci si chiede come faccia a gestire tutte queste competenze, considerando deleghe pesanti, come l’Ambiente, ad esempio.
DALLA CACCIATA DI ONORATI A QUELLA DI POMPONIO. CHE SUCCEDE NEL VI?
E proprio l’Ambiente è stato il primo segno di accentramento strutturale di poteri, con l’allontanamento in gennaio di Rosario Onorati; anche il quel caso le motivazioni trapelate da viale Cambellotti sono state confuse e contraddittorie, con Onorati a parlare vagamente di “impegni personali” e Franco invece a sottolineare che: “Questione Rocca Cencia merita cambio di passo”. E fu proprio in questa occasione che i Dem cominciarono a parlare di un Presidente accentratore e di “giunta nata male fin dall’inizio”. Da allora nessun cambio di passo c’è stato per Rocca Cencia, ma solo una miriade di fumose polemiche, anche con toni discutibili, reiterate poi dopo l’allontanamento della Pomponio.
La giornalista e scrittrice, profonda conoscitrice del patrimonio storico archeologico del territorio non ha voluto dichiarare direttamente sulla querelle (pare che ci siano dei procedimenti in corso a seguito di denunce in Procura), ma dice sui social: “Mi consola pensare che anche Franco Battiato fu cacciato da Assessore alla Cultura per aver detto ciò che pensava…Grande Artista e grande uomo”. Ci siamo dunque messi ad indagare sulla vicenda, e ciò che abbiamo appreso ha dell’agghiacciante.
LA TENTATA AGGRESSIONE AI DANNI DELLA POMPONIO. LAURA ARNETOLI: “POMPONIO SAREBBE STATA CACCIATA PERCHÉ NON VOLEVA STARE AI LORO GIOCHI”
Fonti interne alle Torri ci raccontano di rapporti tesi nella squadra di Franco già all’indomani delle elezioni, testimoniando di un Presidente “aggressivo, violento verbalmente, un piccolo dittatore mai propenso al confronto”. Da ciò che si mormora il quadro sarebbe questo: chi non si adegua ai desiderata del minisindaco verrebbe maltrattato, screditato fino ad arrivare all’allontanamento con pochi fronzoli. Che ci sia uno stato di tensione, che sfocerebbe nella stessa maggioranza, è cosa suffragata anche da un fatto pacifico. Durante una riunione, convocata una settimana prima della cacciata della Pomponio, pare che il Presidente del Consiglio municipale Antonio Villino si sia scagliato contro l’ex delegata alla Cultura con una violenza inaudita: “Mi stai provocando! Mi stai facendo fare una figuraccia!”, ha urlato un Villino rosso dalla rabbia e che è stato trattenuto a stento da altri consiglieri al fine di evitare l’aggressione fisica.
Così Laura Arnetoli, presidente della commissione Controllo e Garanzia: “Ero presente durante quella riunione della commissione Scuola. Villino sbraitava contro di lei, rosso in volto, davvero molto aggressivo”, conferma la pentastellata, aggiungendo che: “Pomponio sarebbe stata cacciata perché non voleva stare ai loro giochi”. Altre fonti, in relazione a questa tesi, affidano a noi più di un retroscena: “Alla Pomponio non venivano sottoposte documentazioni inerenti proprio la cultura, come la direttiva sull’Estate Romana, che non ha potuto scrivere lei, per la quale non è stato chiesto il suo parere e per giunta non è stata votata”. Ancora: “All’assessore è stato assegnato un budget minimo per le ‘celebrazioni comandate’, come la festa delle donne, al fine di mantenere un’immagine della giunta politicamente accettabile all’esterno, ma per questioni finanziate con decine di migliaia di euro (proprio come l’organizzazione dell’Estate Romana, ndr) il suo parere veniva sistematicamente ignorato”. Insomma, Pomponio doveva essere una ‘utile idiota’, e nel momento in cui il minisindaco ha capito che la studiosa non poteva recitare al meglio questo ruolo sarebbe stata cacciata. Per comprendere meglio il clima che avrebbe subito Pomponio riportiamo un episodio paradigmatico: “Nella giornata del 17 maggio l’assessore voleva celebrare come Municipio la giornata contro l’omotransfobia”, ci dicono da viale Cambellotti: “Ma il Presidente, che non era d’accordo, l’ha ripresa dicendole che: “se vuoi fare questa cosa allora sei dalla parte dei fr..i!””.
LE OMBRE SULLA GESTIONE DEL TERRITORIO. I PRESIDENTI OMBRA E GLI ELETTI ESAUTORATI. M5S: “CI CHIEDIAMO SE SI STA OPERANDO NELLA LEGALITÀ”
E non finirebbe qui. Sappiamo di “un entourage prevaricatore, che tenta a più riprese di cooptare i legittimi assessori, che scriverebbe ogni tipo di atto o documentazione in sua vece senza titolo” e che esautorerebbe la parte politica legittimamente eletta. “Su questo”, dice Arnetoli, “ci si chiede solamente se si stia operando o meno nella legalità. Sembra che molte cose le si voglia far passare sottobanco”.
Torneremo a brevissimo su tutta questa vicenda, che interessa diverse figure, anche oscure, il Presidente e il suo entourage, atti pubblici redatti da personaggi vicini al minisindaco, financo un direttore apicale “che si è dimostrato in più occasioni complice di determinati atteggiamenti poco trasparenti”.
Siamo solo all’inizio.