E’ una storia ai limiti del surreale quella avvenuta all’Infernetto, nel X Municipio di Roma, lo scorso settembre. E’ qui che un uomo, completamente fuori di sé e accecato dalla rabbia, ha condotto il presunto amante della sua ex compagna sequestrandolo e minacciandolo di morte: “Così impari a scopa**i le donne degli altri”. La vittima, legata e immobilizzata, ha vissuto momenti di puro terrore dato che il suo aguzzino l’ha prima cosparso di un liquido infiammabile e poi gli ha urlato contro che gli avrebbe dato fuoco.
Il sequestro all’Infernetto
Tutto inizia nel pomeriggio del 1° settembre scorso, intorno alle 16:30. Simone C., 43enne già conosciuto alle forze dell’ordine per via di numerosi precedenti penali, tra cui lesioni, violenza privata e ricettazione, si trova nella sua abitazione in via di Traetta, all’Infernetto.
Lì ci vive anche la sua vittima, Fabrizio, insieme alla sua compagna. Qualche mese prima ha preso in affitto il primo piano. Arrivato da Alessandria, dove risiede, per curare i suoi problemi di epilessia, aveva bisogno di un’abitazione e aveva trovato questa sistemazione. Inizialmente tutto va bene. Ma dopo qualche tempo capisce che c’è qualcosa di strano in quell’uomo. Litiga spesso con la compagna, si sentono urla e strepiti. Capisce che il proprietario di casa ha problemi legati all’uso di stupefacenti, ma a lui serve la casa e cerca di non impicciarsi troppo. In quei mesi fa amicizia con la donna, che si sfoga con Fabrizio, raccontandogli dei problemi di coppia. Simone, però, interpreta questa confidenza in modo errato. E pensa che sia la sua amante.
Il 43enne, con una scusa aveva quindi convinto quello che credeva essere il presunto amante dell’allora sua partner ad accompagnarlo in una zona rurale all’Infernetto. Ed è proprio qui che sarebbe scattato il raptus del 43enne: dopo aver immobilizzato la vittima – un operaio 53enne – l’avrebbe cosparsa di un liquido infiammabile per poi minacciarlo con un accendino. “Vuoi provare dolore?”, avrebbe detto al suo presunto rivale.
Le minacce
Non contento l’aguzzino avrebbe coinvolto in questa vicenda anche la sua ex e la compagna dell’uomo che stava tenendo in ostaggio. Alla prima, in videochiamata, avrebbe chiesto di recarsi subito all’Infernetto, alla seconda invece, raggiunta di persona sul posto di lavoro con il cellulare della vittima in mano (e una sua foto scattata poco prima), la richiesta di contattare proprio la sua ex partner e raccontarle cosa stesse accadendo. Il tutto sempre aggiungendo le minacce di morte rivolte all’operaio legato all’Infernetto.
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L’arresto del 43enne
E veniamo all’epilogo della storia che soltanto per caso non ha avuto drammatiche conseguenze. Sì perché la vittima, approfittando dell’assenza del suo sequestratore, era riuscito a liberarsi e a chiedere aiuto ad una donna (che ha poi denunciato l’accaduto alla Polizia facendo scattare le indagini). Erano stati quindi i poliziotti a rintracciare il 43enne e ad arrestarlo con accuse pesantissime: dal sequestro di persona, alle lesioni personali fino al reato di rapina e a quello di violenza privata.
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Il processo
A completare il quadro c’è però un ulteriore tassello che rende ancor più paradossale la vicenda. Sì perché, incredibilmente, l’uomo è stato prosciolto da alcuni dei reati contestatigli in quanto la vittima, temendo forse ritorsioni, non aveva presentato querela nei suoi confronti (come da disposizione della nuova legge Cartabia da poco entrata in vigore); pertanto il 43enne è stato condannato al termine del rito abbreviato soltanto per la rapina – cadute quindi le accuse più gravi – e dovrà scontare ora 4 anni e 4 mesi.
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