Ancora un senzatetto morto in strada a Roma. Stavolta è toccato a Florian, 44enne di origine russa, morto su una panchina a Testaccio. L’uomo è stato trovato senza vita questa mattina davanti alla chiesa di Santa Maria Liberatrice. La scoperta è avvenuta intorno alle ore 9:30 da parte di alcuni passanti. Il clochard era seduto nella panchina, tra piazza Santa Maria Liberatrice e il giardino Famiglia di Consiglio, a poca distanza dall’area attrezzata per bambini. Sul posto sono intervenuti gli agenti della polizia di Stato e i sanitari del 118, che non hanno potuto far altro che constatare il decesso dell’uomo, che da due mesi viveva nel quartiere. Florian era una persona loquace e amata dai residenti del quartiere, che si erano interessati a lui, cercando di aiutarlo.
La salma è stata coperta con un telo termico per il tempo necessario agli accertamenti del caso. È poi stato appurato che la morte è dovuta a cause naturali. Sulla vicenda è intervenuta l’Assessora alle Politiche Sociali e alla Salute del Comune di Roma Barbara Funari.
La morte sulla panchina
“Quando muore una persona che vive per la strada a Roma mi chiedo sempre cosa potevo fare di più, cosa potevano fare i servizi sociali per evitarlo”, scrive l’Assessora Barbara Funari sulla sua pagina Facebook. “La storia di F., arrivato su quella panchina di Testaccio, stando alla prima segnalazione, a dicembre scorso, ha visto la sala operativa attivarsi rapidamente e con un monitoraggio quotidiano degli operatori dell’ unità di strada, visti i suoi continui rifiuti di essere accolto, perché avevamo una grande preoccupazione per le sue condizioni di salute. Ringrazio il consigliere Yuri Trombetti che più volte mi ha segnalato la situazione, sollecitato anche dal Parroco del quartiere che era riuscito con l’ aiuto delle suore di Madre Teresa a convincerlo e ad accoglierlo nel loro centro seppur per pochi giorni la settimana scorsa”.
Rifiutava di essere aiutato
“F. era tornato su quella panchina – racconta la Funari – rifiutando anche ieri un ultima proposta di soccorso del 118 intervenuta, oppure la nostra proposta di ricovero alla vicina tensostruttura, a pochi metri da quella panchina. Ci aveva detto di voler prendere in considerazione l’ipotesi di tornare a casa nel suo paese e avevamo contattato il suo consolato per un appuntamento a breve. Tante sono state anche le segnalazioni dei residenti del quartiere preoccupati per la sua salute, ma F. stamattina è stato trovato morto su quella panchina. La precarietà della sua salute non ci ha lasciato molto tempo per ricostruire una relazione di fiducia con quell’uomo socievole che, nonostante parlasse poco italiano amava conversare a lungo, aveva una difficilissima storia alle spalle”.
Una vita difficile, tanto da preferire una panchina
“In quel parchetto – prosegue l’Assessora – non doveva starci più, gliel’avevamo spiegato tante volte… ma era invece per lui il luogo in cui preferiva stare, in cui tornare, e nonostante tutto, la sua casa. Resta la ferita di non averlo potuto salvare, nonostante tutto ciò che abbiamo potuto attivare. Si deve arrivare prima, io non so il nostro amico F. come e quando sia approdato a Roma, ma dobbiamo fare in modo che per tanti stranieri che come lui arrivano nella nostra città, non sia il marciapiede di una strada il primo luogo dove stare, perché poi si scivola in un percorso difficilissimo da cui riuscire.
Servono più luoghi aperti, di primissima accoglienza, anche solo di breve transito, in cui poter stare ed essere accolti anche se si è in attesa di regolarizzare i proprio documenti. Per questo non possono bastare i servizi sociali dei Comuni, ma serve il supporto di tutte le altre istituzioni competenti. Caro F., scusaci ancora per non averti conosciuto prima!”
(foto di Maurizio Spreafico)