Una scoperta davvero interessante e curiosa quella fatta a Montecitorio, a Roma. In un deposito è stata trovata una copia esatta della Gioconda di Leonardo. Fin qui nulla di così stupefacente, se non fosse che il dipinto sia davvero molto simile all’originale e che provenga, molto probabilmente, propio dalla bottega dell’artista toscano.
Trovata a Roma una copia della Monna Lisa della bottega di Leonardo
La tela apparteneva alla famiglia Torlonia, ma alla fine del 1800 entrò a far parte del patrimonio dello stato italiano. Da allora, non si sa come, si trovava nascosta in un deposito di Montecitorio.
“Si tratta di una copia del quadro del Louvre realizzata dalla bottega di Leonardo – spiega il questore della Camera Francesco D’Uva che si è privato del dipinto per esporlo nella sala Aldo Moro di Montecitorio – forse addirittura con la sua stessa collaborazione“. Inizialmente la copia della Monna Lisa si trovava su tavola, ma nel ‘700 fu staccato dal suo supporto originario.
Ora il dipinto è stato inserito sul sito parlamentare “Arte.Camera”, insieme ad una breve scheda descrittiva. Nella descrizione però gli studiosi della quadreria statale di appartenenza si sono limitati a definire la tela come “una copia che aspira a replicare diligentemente il modello di Leonardo“.
L’analisi della tela
Sull’argomento sono intervenuti anche Antonio e Maria Forcellino che hanno descritto la tela in un’analisi di ben nove pagine. Gli esperti sostengono che gli allievi di Leonardo usarono per la “Gioconda romana” i colori della tavolozza del maestro. Inoltre, sempre secondo i Forcellino, il dipinto presenta correzioni incompatibili con una semplice copia, e la tecnica pittorica dell’incarnato e del paesaggio è di una “trasparenza che echeggia in maniera puntuale la tecnica esecutiva di Leonardo operata nel dipinto del Louvre“. In poche parole gli esperti sostengono che “la tecnica pittorica è così raffinata da lasciare presupporre che lo stesso Leonardo abbia messo mano alla definizione chiaroscurale del volto dato che non si conoscono altri pittori ai quali possa essere riferito un tratto così leggero nella resa dello sfumato“.