Arrivano dei momenti in cui si devono fare delle scelte. Importanti, drastiche. Dolorose. Io ne sto facendo una che non avrei mai pensato di fare. Oggi è arrivato il giorno dell’addio. Lascio Il Corriere della Città. Il giornale che ho creato 14 anni fa, inseguendo un sogno. Una pazza sconclusionata, quella su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo, a cui ognuno ha affibbiato persone dietro che pagavano i conti, mentre i conti li ho pagati sempre io, in prima persona e non solo in denaro, ma anche in sudore e lacrime.
Eppure questa pazza è riuscita, dal nulla, a far diventare Il Corriere della Città il giornale locale più letto in assoluto nel centro Italia. Il quarto giornale di Roma. Il primo dopo Roma Today. 13 milioni di visualizzazioni a luglio, cifra record, anche se in realtà la media mensile, senza nessun tipo di sponsorizzazioni, è stata di 7 milioni al mese, numero comunque impressionante. Ma la vita ti fa prendere decisioni, a volte giuste, a volte sbagliate: questo sarà solo il tempo a dirlo. Ho venduto il giornale a un nuovo editore e, per scelta personale, ho deciso di non essere più il direttore.
Il Corriere della Città: la mia passione, la mia storia
Oggi saluto una parte importantissima della mia vita, a cui ho dedicato tempo e passione. Il Corriere della Città è una mia creatura, l’ho fatto nascere, crescere, diventare competitivo. Grazie a una squadra di persone magnifiche, a partire da Luca Mugnaioli, che non mi ha mai abbandonata dall’inizio alla fine di questo percorso, ho trasformato questa passione in un lavoro non solo per me, ma anche per tante altre persone.
E allora ringrazio chi mi è stato vicino per poco o per tanto tempo, in modo particolare Federica Rosato, Massimiliano Gobbi e Francesca Di Nora. E poi ancora Matteo Acitelli, Concetta Alagna, Alberto Salmè, Lucio Parlavecchio, Giacomo Andreoli, Rosanna Sabella, Manuel Ferrara. E ovviamente tutti i ragazzi dell’attuale redazione, così come tutti quelli che vi hanno lavorato in passato, per periodi più o meno lunghi. Tantissimi (troppi per mettere i nomi di tutti, ma ci siete), in questi 14 anni che, a pensarci, sono volati.
Ma il grazie più grande lo devo dire alla mia famiglia. Alle mie figlie Alessia e Arianna, che hanno dovuto sopportare le mie assenze a causa del troppo lavoro. Ai miei genitori, Salvatore e Pina: mamma, sto prendendo questa decisione con 4 mesi di ritardo, ma sappi che sono state anche le tue parole prima di lasciarci a farmi capire quali sono le cose importanti della vita. A mia sorella Daniela, che mi ha sempre supportata, e ai miei fratelli.
Il ringraziamento ai lettori: senza di voi non ci sarebbe stato nulla
Ma un grazie speciale è per i miei lettori. A voi devo tutto. È grazie al fatto che mi avete seguito sin dai primi passi che Il Corriere della Città è arrivato a questo traguardo. Ricordo quando, approdando online nel 2010, ho avuto 300 visualizzazioni su un solo articolo, ero emozionatissima. Ora ogni singolo articolo ne fa migliaia. Vi sarò sempre grata per le lettere di complimenti, per i messaggi in cui vi siete rivolti alla “mia” redazione, per le volte in cui siamo riusciti ad aiutarvi, per quando ci avete chiesto di darvi voce, per la fiducia che mi avete e ci avete dato. Sicuramente avrei potuto fare meglio. Ma di certo ho dato il massimo. E l’ho fatto con tutta l’onestà possibile. Ho cercato anche di trasmettere tutto quello che sapevo ai miei collaboratori, senza alcuna invidia.
E, mentre scrivo queste parole, ascolto il messaggio di una delle redattrici che dice “Sono triste che te ne vai, perché noi siamo tutti ‘frutti tuoi’; tu, così paziente, che ci hai spiegato e insegnato tutto, sempre sorridente e disponibile”. Sono triste anche io, perché si chiude uno dei capitoli più importanti della mia vita. Il Corriere della Città è e resterà una parte fondamentale della mia esistenza. E mi auguro che continui a crescere come merita. Adesso è però arrivato il momento di salutarci, con una lacrima ma con la consapevolezza di aver fatto sempre il meglio che potevo.
Un saluto a tutti i lettori, con immensa gratitudine, Maria Corrao