In questo articolo andremo alla scoperta della zona più economica della Capitale, ossia quella in cui il reddito è più basso che altrove.
La leadership amministrativa e politica dell’Italia è centrata a Roma, mentre Milano è il suo centro economico.
Sebbene questa descrizione venga spesso ripetuta, è difficile ignorarne la verità quando si esaminano i rispettivi redditi delle città.
Sulla base dei dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze della dichiarazione dei redditi 2022 dell’anno d’imposta 2021, il reddito medio a Roma, che tiene conto dei soli redditi da lavoro e non immobiliari, è di circa 25.990 euro.
Questa cifra è inferiore al reddito medio di Milano di poco più di 10.000 euro.
Nonostante la pandemia e le conseguenti chiusure, Roma ha dimostrato la sua resilienza come città stabile in grado di resistere all’impatto di tali eventi.
Ciò dimostra che la città non dipende solo dal turismo e dal suo patrimonio artistico. L’economia della città è diversificata, il che ha comportato una diminuzione relativamente minore del reddito dal 2019 al 2020, pari a soli 228 euro.
Si tratta di un calo decisamente inferiore rispetto ad altre città d’arte come Firenze (-799 euro) e Venezia (-1.394 euro).
Il reddito nei quartieri di Roma
Il quartiere dei Parioli a Roma, noto per la sua architettura neoclassica e per i residenti benestanti, vanta il reddito medio più alto della città con 72.090 euro segnalati nel CAP 00197.
Questo supera il reddito medio del vicino CAP 00187 di 5.000 euro, che comprende le vie che vanno da via del Corso a Barberini e via Veneto, dove il reddito medio si attesta a 67.045 euro.
I redditi dichiarati nelle regioni centrali di Roma sono prevalentemente inferiori ai sessantamila euro.
Nel tratto compreso tra Corso d’Italia e Corso Trieste (Cap 00198) il reddito medio è di 59.470 euro.
Segue il CAP 00186 con un reddito medio di 59.103 euro, che comprende Montecitorio e Palazzo Madama e si estende fino al Circo Massimo lungo il Tevere. Nella zona di Piazza Cavour e Castel Sant’Angelo, situata nel CAP 00193, che confina con lo Stato del Vaticano, il reddito medio è di 56.082 euro.
Il CAP definitivo con reddito medio superiore ai cinquantamila euro è 00191, corrispondente a Tor di Quinto-Corso Francia con reddito medio di 51.553 euro.
La zona più economica della Capitale
Viaggiando verso e oltre il Grande Raccordo Anulare a Roma, diventa evidente che i livelli di reddito degli abitanti diminuiscono.
Ci sono però alcune eccezioni come i quartieri che si intersecano con il Colombo (Via del Mare), dove il reddito oscilla tra i 25.000 ei 32.000 euro.
I due CAP più poveri oltre Raccordo sono 00132 con 19.043 euro e 00133 con 18.970 euro, che corrispondono ai quartieri orientali di Tor Vergata, Tor Bella Monaca e Rocca Cencia-Villaggio Prenestino.
Dall’analisi dei dati emerge la condizione economica dei residenti nel CAP 00119, dove si trova Ostia Antica.
Il reddito medio per quest’area è di 16.392 euro e uno sbalorditivo 52,91% della popolazione guadagna tra 0 e 10.000 euro all’anno.
Roma dipendente esclusivamente dal turismo?
Roma, proprio come Milano, ha attraversato con successo le turbolenze economiche causate dalla pandemia di Covid-19.
C’è stato solo un minuscolo calo dello 0,07% in un singolo codice postale, che si trovava nelle vicinanze di via del Corso-Barberini-via Veneto.
Al contrario, il Nomentano ha registrato la crescita più significativa, pari al 6,66%, con redditi passati da 45.201 euro a 48.213 euro. Segue a ruota il quartiere Parioli con un aumento del 5,52% da 68.316 euro a 72.090 euro.
La domanda sorge spontanea: in che modo una città nota per la sua dipendenza dal turismo è riuscita a migliorare la propria economia, anche tenendo conto dell’inflazione?
La convinzione che “Roma è turismo” è diffusa, ma a un esame più attento dei dati Istat si evince che l’economia di Roma è più sfaccettata di quanto si possa supporre, nonostante sia la città più visitata d’Italia.
Analizzando le varie attività economiche che contribuiscono al PIL di Roma, è evidente che la città ha un’economia diversificata.
Il settore strettamente legato al turismo, alla ricettività e alla ristorazione ha subito un calo del 20%.
Tuttavia, non è stato l’unico settore a subire una flessione. Il settore commercio all’ingrosso ha registrato un calo del 32%, e l’industria manifatturiera ha registrato un calo del 22%.
Al contrario, alcuni settori hanno registrato un lieve miglioramento, come l’agricoltura e la pesca, che hanno registrato una crescita del 2%, ei servizi di comunicazione e informazione, che hanno registrato una crescita dell’1%. In leggero miglioramento anche l’attività finanziaria e assicurativa.