L’ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, è stata rinviata a giudizio per calunnia, nell’ambito dell’approvazione del bilancio Ama, azienda incaricata della raccolta dei rifiuti, del 2018. La magistratura ha ritenuto che il reato si configuri nel comportamento tenuto dall’ex prima cittadina e attuale consigliera di opposizione, nei confronti dell’allora presidente e amministratore delegato di Ama che, a suo dire, l’avrebbe accusata di voler far fallire la municipalizzata per venderla a privati.
L’ex sindaca a processo insieme a un ex assessore e tre dirigenti
La Raggi, come riporta il Corriere della Sera, verrà processata insieme a un ex assessore e tre dirigenti, accusati di tentata concussione, avrebbero cioè fatto pressione sul presidente dell’Ama per ‘aggiustare il bilancio’. E il documento contabile non tornava a causa di un credito, reale o presunto, di 18 milioni di euro a favore della municipalizzata. Una somma che il Comune di Roma sarebbe dovuto versare prelevandola dalle proprie casse.
Cosa è successo
L’allora presidente Ama aveva presentato un esposto in Procura nel quale affermava di aver ricevuto pressioni per l’approvazione del bilancio della municipalizzata. Sentita dai giudici inquirenti l’ex Sindaca avrebbe riferito di aver subito minacce e avvertimenti perché si arrivasse all’approvazione del bilancio, sostenendo in particolare che sarebbe stata avvisata in merito al fatto che ‘se non avessi aggiustato il bilancio come volevano loro sarei stata responsabile del fallimento dell’azienda’. Affermazione, quest’ultima per la quale è scattata la denuncia di Virginia Raggi da parte dell’ex amministratore delegato dell’Ama facendo scattare le indagini relative e successiva udienza davanti al gup capitolino il quale si è pronunciato con un rinvio a giudizio per l’indagata pentastellata.