Doveva essere un viaggio della speranza. Un’occasione per cambiare vita e magari poter contare su condizioni più agiate, invece, i sogni di una 37enne bulgara, dal suo arrivo in Italia, si sono infranti e si è ritrovata in un incubo, fatto di botte e minacce, tanto da farle desiderare di tornare nel suo Paese d’origine. Ma anche quest’aspirazione era causa di percosse da quel compagno che le aveva prospettato tutta un’altra vita.
45enne arrestato per riduzione in schiavitù e maltrattamenti
La donna era arrivata a Roma il 24 gennaio scorso e da allora per lei era iniziato il calvario, finchè il 28 febbraio i Carabinieri della Stazione Roma Piazza Farnese sono stati allertati dal personale di una struttura per senza fissa dimora, a causa di una 37enne di nazionalità bulgara che aveva chiari i segni delle violenze subite. E i militari sono accorsi e hanno arrestato un 45enne bulgaro, già noto, gravemente indiziato dei reati di riduzione o mantenimento in schiavitù e maltrattamenti ai danni della compagna.
L’uomo aveva convinto la 37enne a lasciare la Bulgaria per raggiungere l’Italia
I militari hanno così raccolto la denuncia della donna, la quale ha raccontato che il suo compagno, dopo averla convinta a lasciare la Bulgaria e seguirlo in Italia, con la promessa di un lavoro, si è impossessato del suo passaporto, costringendola all’accattonaggio e picchiandola reiteratamente causandole lesioni, specie nei giorni in cui non riusciva a reperire abbastanza denaro o quando chiedeva di ritornare in patria dai suoi 3 figli. La vittima ha riferito ai Carabinieri della Stazione di Roma Piazza Farnese che, per le condotte violente del compagno, ha iniziato a vivere in forte stato d’ansia e timore per la propria incolumità.
La vittima dei maltrattamenti è stata accompagnata in ospedale
I Carabinieri hanno rintracciato e arrestato l’uomo, trovandolo ancora in possesso del passaporto della compagna. La donna è stata accompagnata presso il pronto soccorso dell’ospedale “Santo Spirito” per accertamenti. Mentre l’arrestato è stato condotto nel carcere di Regina Coeli, dove rimane, a seguito della convalida dell’arresto da parte del Tribunale di Roma.
Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui l’indagato deve considerarsi innocente fino ad eventuale sentenza definitiva.