La sua chiusura, per il quartiere e non solo, segna la fine di un’epoca. Il Vecchio Franklyn 2.0, il pub stile british di Piazza delle Crociate, era infatti diventato un luogo cult della vita notturna romana. Ma uno sfratto ha tolto un punto di riferimento ai tanti giovani e meno giovani che andavano nel locale non solo per bere una birra, ma soprattutto per esprimere le loro doti canore e per passare una serata di sano divertimento e allegria.
Il Vecchio Franklyn 2.0, infatti, era l’unico locale in tutto il IV Municipio di Roma in cui si poteva ancora fare il karaoke, formula tutt’altro che tramontata visto che ogni sera nel pub si registrava sempre il tutto esaurito. “Siamo stati sfrattati in maniera ingiusta”, racconta Marco Pannuti, il titolare del locale. “Adesso non solo io e il mio socio ci ritroviamo senza lavoro, così come i nostri dipendenti. Ma se non ci fanno riaprire non potremo neanche ripagare gli affitti arretrati, dovuti non per nostra mancanza”.
La vicenda: la crisi dovuta alla pandemia
Marco racconta la storia del suo locale, aperto oltre 28 anni fa. “Ormai è diventato un pub storico. Ho collaborato con X-Factor, qui da noi hanno anche girato diverse fiction, proprio per la peculiarità degli ambienti. Ma, quando è sopraggiunta la pandemia, come la stragrande maggioranza dei locali notturni, abbiamo avuto una fortissima crisi economica che ci ha fatto sospendere i pagamenti dell’affitto. E questo adesso ci ha portato allo sfratto, nonostante gli accordi verbali con la proprietà fossero ben diversi”.
Quali erano gli accordi? “Avevamo un debito di 78 mila euro, da restituire un po’ per volta. Noi paghiamo un affitto di 4.400 euro più iva al mese. Durante il periodo del Covid siamo stati chiusi per la prima volta tre mesi a causa delle restrizioni del Governo. La seconda volta è andata ancora peggio, perché abbiamo dovuto tenere le serrande abbassate per sette mesi. Ma, trattandosi il nostro di un locale notturno, siamo rimasti penalizzati anche con le successive riaperture, perché le limitazioni di orario – prima fino alle 18, poi fino alle 20, di fatto bloccavano la nostra tipologia di clientela. Quindi noi per tutto il periodo del Covid non abbiamo mai lavorato né guadagnato. Ma le spese c’erano lo stesso. Non riuscivano quindi a pagare l’affitto, arrivando così al debito di 78 mila euro. L’accordo era di pagare a rate: 3.200 euro al mese, oltre ai soldi dell’affitto corrente”.
I pagamenti effettuati
Nonostante le difficoltà, Marco e il socio iniziano a pagare non solo l’affitto corrente, ma anche quello arretrato. Lo fanno a rate, “Abbiamo fatto davvero un notevole sforzo, perché, malgrado la riapertura, dovevamo rispettare il distanziamento sociale, che ci ha fatto ridurre di tantissimo il numero di posti nel locale. Da 140 posti siamo passati a 50 posti: quindi poco più di un terzo, con incassi che non permettevano a me e al mio socio di prenderci neanche un euro. Eppure nonostante questo siamo stati puntuali, tant’è che la proprietà sembrava soddisfatta. Nel giro di 10 mesi abbiamo pagato 32 mila euro, oltre ai soldi dell’affitto ‘regolare’, ovvero quello in corso. Eppure, nonostante noi stessimo rispettando quei patti siglati con una stretta di mano, ci è arrivata la lettera di sfratto e nel giro di 4 mesi ci hanno buttati fuori”.
Perché vi hanno sfrattati, se stavate pagando?
“Perché siamo stati talmente ingenui da non verbalizzare gli accordi presi a voce e formalizzati con una semplice stretta di mano, come una volta si faceva tra persone perbene e d’onore. Ma la cosa che più mi fa male è che il giudice abbia stabilito che lo sfratto fosse lecito, siccome eravamo morosi da parecchio tempo, riservandosi di decidere le modalità dello stesso. Ed ecco le modalità: praticamente immediato, visto che è avvenuto nel giro di 4 mesi quando di solito gli sfratti impiegano almeno un anno e mezzo. Ed eseguito alle 9 del mattino. A noi la Pec che avvisava dello sfratto è arrivata alle 12, quando già era avvenuto tutto. Il nostro, ripeto, è un locale notturno. Abbiamo poi trovato un vetro rotto. Se ci avessero avvisati prima, saremmo andati lì, avremmo aperto e li avremmo accolti noi. E invece hanno messo i sigilli senza dirci nulla”.
Il futuro del locale
Cosa ne sarà adesso del pub? “Uno dei nostri maggiori fornitori, la birra HP di Monaco di Baviera, ha inviato una Pec chiedere di farsi intestare il contratto di affitto. Poi loro farebbero gestire il locale a noi. Ma non si sa se la proprietà accetterà questa proposta”. Al momento il Vecchio Franklyn 2.0 è chiuso. L’annuncio della chiusura, postato sulla pagina Facebook del pub, è stato commentato e condiviso centinaia di volte da clienti e cittadini, dispiaciuti da quanto sta accadendo.