Roma. È finito a processo per omicidio volontario aggravato F. C., 43enne, per aver lasciato morire la sua compagna. L’uomo era convinto che la donna fosse in overdose e ha continuato a somministrarle stupefacenti rendendola incosciente. Per farla riprendere poi l’ha gettata sotto la doccia e ha aperto l’acqua gelata. In realtà la donna aveva una polmonite che l’ha portata via in tre giorni, ma il compagno, invece di chiamare i soccorsi, ha continuato a fare fotografie e a mandarle via WhatsApp agli amici, chiedendo loro consigli su cosa fare. Rinviato a giudizio, i pm gli contestano anche la cessione degli stupefacenti, le lesioni e i maltrattamenti verso la fidanzata, perpetrati dal febbraio 2020 al 18 gennaio 2022.
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La relazione tossica e le violenze
L’ha intrappolata in una relazione tossica, isolandola da amici e familiari. Poi le condotte violente ed ossessive: le ha distrutto il telefonino, obbligandola ad usarne uno in comune, sul quale aveva anche scaricato un’applicazione per tracciarne gli spostamenti. Poi le botte. Quando la donna aveva ricevuto un messaggio da un altro ragazzo, l’ha picchiata e non era la prima volta. L’elenco di violenze è, purtroppo, lungo. L’ha colpita alla testa e in faccia, una volta anche utilizzando una moka. Le avrebbe anche somministrato psicofarmaci senza prescrizione, in modo tale da renderla in tutto e per tutto dipendente da lui. Come se non bastasse, avrebbe pure impedito alla donna di vedere la figlia.
L’agonia e la presunta overdose
L‘agonia della ragazza è durata tre lunghi giorni. Il 15 gennaio del 2022, per festeggiare il compleanno di lei è stato organizzato un droga party in casa. Viene assunta eroina, lei si sente male, ma lui non la soccorre. Per i Pm Stefano Pizza e Antonio Verdi l’uomo si sarebbe ‘limitato a buttarla a testa in giù dentro il vano doccia, spogliandola e mettendo in lavatrice i suoi vestiti, facendole poi assumere sostanze psicotrope e cocaina’. Il decesso è avvenuto a causa di una broncopolmonite massiva bilaterale. Se presa in tempo, la donna si sarebbe potuta salvare. Invece il 43enne ha chiamato il 112 solo dopo la morte della compagna.
Le aggravanti e il processo
Ora le aggravanti a suo carico sono diverse: i maltrattamenti, le lesioni, l’aver commesso il reato per nascondere la cessioni degli stupefacenti, aver commesso il fatto contro una persona convivente e alla quale era legato da una relazione affettiva. L’uomo è stato arrestato il 18 gennaio scorso, giorno in cui è avvenuto il decesso della donna. Il processo che la vede difendersi davanti alla Corte di Assise inizierà ad aprile.
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