“Sono disperato e rischio di cadere, ancora una volta, nelle mani degli usurai, Già pochi anni fa sono stato vittima dei Casamonica”. Il titolare di una lavanderia commerciale Antonio Diana, ha dovuto chiudere il suo negozio a Fonte Laurentina. “Non mi vogliono rateizzare il debito per le bollette e mi hanno staccato la corrente”.
Una bolletta da 8.400 euro per i mesi di agosto, settembre e ottobre, della quale l’imprenditore ha chiesto la rateizzazione al gestore che ha risposto che al massimo può dividere in due rate da 4.130 la somma, ma intanto gli ha staccato la corrente. La verità è che per Antonio, conosciuto come Toni, la somma resta eccessiva. “Io comunque non posso pagare una rata così grossa da oltre quattromila euro”.
Costretto ad abbassare la saracinesca per una bolletta da 8.400 euro
È amareggiato Toni che ha deciso di raccontare la sua storia a Repubblica. Il commerciante, dopo aver fatto grandi sacrifici, si trova ora a dover abbassare la saracinesca per sempre oppure valutare di “ricadere nelle mani degli usurai che già si erano fatti vivi due volte nell’ultimo anno: la prima volta a giugno del 2021 e l’ultima pochi mesi fa. Era una coppia di cinquantenni. I due si presentarono in negozio e mi dissero che era meglio chiudere, o che mi avrebbero dato loro e subito 30 mila euro per rilevare l’attività. Mi fecero capire che era meglio cedere”.
Il caro bollette sta mettendo in ginocchio tanti, troppi titolari di attività commerciali che come Toni si trovano a un bivio: chiudere o… Ma Toni è un imprenditore esperto, già titolare di un Blockbuster, il primo a Roma e a seguire altri tre. Ma con l’arrivo di internet e il cambio del mercato del settore, il commerciante si trovò indebitato. Per far fronte al momento di difficoltà fu aiutato da tre amici che scoprì essere usurai legati ai Casamonica e ai casalesi. Una somma alla quale furono applicati tassi usurai che lievitò fino ad arrivare a 150 mila. Dopo un primo momento di grande disperazione, culminata con un tentativo di suicidio Toni si fece coraggio e nel 2010 denunciò i suoi tre “amici”.
L’Ambulatorio Antiusura insorge: “Non lo possiamo permettere”
È stato grazie al sostegno economico del ministero dell’Interno che gli diede 150mila euro e al sostegno dell’ambulatorio antiusura della Confcommercio che l’imprenditore nel 2020 riuscì ad aprire la lavanderia. L’ambulatorio antiusura proprio non ci sta a dover vedere chiudere una “serranda importante anche dal punto di vista simbolico perché è stata aperta con i fondi dello stato e della regione Lazio e rappresenta una speranza di rivincita per chi denuncia e sceglie la legalità. E non possiamo permettere – ha detto il presidente dell’Ambulatorio antiusura, Luigi Ciatti – che beni e macchinari acquistati con i soldi del fondo di solidarietà per le vittime di estorsione e usura finiscano nelle mani della criminalità. Sarebbe una sconfitta per tutti”.