I magistrati della Corte di Conti hanno trovato quantomeno strana la privatizzazione della palazzina al civico 234 di via Ripetta, dell’Ipab regionale, nel centro di Roma. E non solo… a solleticare l’interesse dei giudici contabili è stata anche la constatazione che il dirigente Ipab abbia affittato a un prezzo irrisorio, gli appartamenti che si trovano in quello stabile: circa 400 euro mensili ciascuno, dandoli in locazione al fratello, alla cognata, alla nipote e così via. Tutto questo senza che il commissario incaricato abbia fatto alcunché per modificare questo stato di cose. E oggi proprio a quest’ultimo viene chiesto un risarcimento pari a poco meno di 350mila euro.
La palazzina Ipab diventa un ‘affare’ di famiglia
A esaminare la vicenda è il Corriere della Sera, che analizza proprio gli affitti degli appartamenti situati all’interno di quella palazzina, evidenziando come per 80/90 metri quadrati di casa, i parenti del dirigente dell’Istituto pubblico di Assistenza e Beneficienza abbia, a suo tempo affittato a 400 euro circa, alla cognata, al fratello alla figlia, alla sorella… Un ‘affare’ di famiglia insomma per case in una delle zone più prestigiose e costose della Capitale.
Tutto ha inizio nel 2006, ma prosegue anche dopo la morte dell’amministratore che ha affittato gli appartamenti a prezzi ridicoli, quando subentra il fratello del de cuius, sempre in qualità di amministratore Ipab. Una situazione giustificata da lavori ‘fantasma’ che i locatari avrebbero svolto nello stabile. E in tutto questo, nonostante la nomina di un commissario nel 2019, quest’ultimo – sempre secondo l’analisi dei giudici contabili – non avrebbe fatto alcunché.
Nei guai il commissario: non ha denunciato le irregolarità
Il commissario non avrebbe cioè presentato denuncia, informato la magistratura, promosso insomma azioni legali per segnalare le irregolarità. L’udienza davanti alla Corte dei Conti è fissata per il 1 giugno prossimo, mentre l’Ipab ha deciso anche di sporgere una denuncia penale, anche se per il momento non ci sono persone iscritte nel registro degli indagati.
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