Sono stati iscritti nel registro degli indagati due medici e due infermieri per la morte del migrante 26enne trovato senza vita, legato a una barella del centro psichiatrico del San Camillo, il 28 novembre del 2021, Wissem Ben Abdel Latif. La vicenda ha aperto tanti interrogativi, oltre a un fascicolo di indagine.
Le accuse per i due medici e i due infermieri
Per i quattro sanitari l’accusa è di omicidio colposo e falso in cartella clinica. D’altra parte, sin dalla scoperta della morte del giovane sono stati tanti i dubbi che hanno manifestato i familiari, i quali hanno chiesto di indagare sul ricovero, la permanenza a letto per tre giorni e la morte del 26enne. Un decesso con troppi lati oscuri insomma.
Wissem era stato dichiarato soggetto ingestibile in quanto aveva problemi psichici e nel Centro di permanenza e rimpatrio è stato inviato all’ospedale di Ostia, il Grassi. A seguito di accertamenti e necessità di ricovero viene trasferito al San Camillo di Roma nel Servizio psichiatrico. Di qui nulla sembra più essere chiaro. Ci sarebbe stato un susseguirsi di urla incomprensibili da parte del paziente, indagini sanitarie, ma soprattutto una serie di sedazioni mentre era legato alla barella.
Le ripetute sedazioni sarebbero state la causa del decesso del 26enne
Secondo le risultanze investigative sarebbero stati proprio i farmaci iniettati al 26enne per sedarlo a provocarne la morte. Un miscuglio che si sarebbe rivelato fatale per Wissem sottoposto a sedazione per tre giorni. Ora per quel decesso sono stati individuati dalla Procura di Roma quattro persone, due infermieri e due mesici, che sono finiti iscritti nel registro degli indagati. Bisognerà accertare se i sanitari che avevano preso in carico il caso del giovane migrante abbiano fatto tutto quanto era nelle loro possibilità per salvare la vita del ragazzo. Un nodo cruciale da sciogliere che verrà probabilmente affidato a un giudice del Tribunale romano.
Roma. Uccide l’amico con 30 coltellate, ma è infermo di mente: due medici a processo