Con i suoi clienti fissi avevano instaurato un rapporto che, talvolta, scivolava ben oltre il servizio specificato nel suo listino. A lui, massaggiatore professionista con uno studio a Roma, bastavano pochi istanti per capire che con la cliente ci si poteva spingere più in là; tanto che in aula, dopo aver ricevuto una denuncia per violenza sessuale ed essere finito ai domiciliari, ha portato in sua difesa proprio due dei suoi clienti affezionati. In altre parole ha cercato di spiegare che in realtà quanto avvenuto con un’altra cliente, una giovane influencer e modella che l’ha denunciato, sarebbe stato soltanto un grosso malinteso: il massaggiatore era convinto infatti che anche la ragazza fosse lì per i suoi servizi “plus”. Ma così non era. E l’uomo ora rischia una condanna.
Massaggi con benefici extra a Roma
Il massaggiatore in pratica si è difeso davanti al Giudice – nel processo che ora lo vede imputato con un’accusa grossa come un macigno sulla sua testa, quella di violenza sessuale per l’appunto – sostenendo “di aver capito male i segnali della ragazza”. In quello studio infatti, tra cliente e massaggiatore, esisteva una sorta di segnale in codice, un modo per far intendere al professionista che si poteva procedere con il “servizio completo“. Di tutto questo, evidentemente, la modella 21enne e presunta vittima del massaggiatore, era all’oscuro. La ragazza è stata ascoltata in aula nel febbraio scorso dichiarando di essere stata “violentata all’improvviso mentre si trovava nel lettino dello studio”. Il professionista, secondo la ricostruzione, avrebbe iniziato a massaggiarle i piedi, poi l’avrebbe palpeggiata e infine le sarebbe saltato addosso. “Gli ho detto di smetterla, ero paralizzata – ha raccontato la modella – lui si è allontanato e alla fine mi ha lasciato in pace”. La giovane ha spiegato che quella era la prima volta che si recava dall’uomo sfruttando dei coupon per dei massaggi inutilizzi dalla madre. Ma mai si sarebbe immaginata ciò che avveniva davvero in quello studio.
Il processo
Ad ogni modo sarà ora il processo a mettere la parola fine a questa vicenda. L’uomo imputato, di 35 anni, che si trova ai domiciliari dal maggio dello scorso anno, ha risposto alle domande del Giudice e del PM sostenendo di non aver mai chiesto in più dei soldi per quelle prestazioni fuori listino come riporta stamani il Messaggero. Era, in sintesi, una sorta di “regalo” per i pazienti più affezionati, un modo, ha spiegato, “per fidelizzare la clientela”.