Vogliono la verità. La verità a qualsiasi costo i genitori di Leonardo Lamma, il 19enne morto in sella alla sua moto in Corso Francia il 7 aprile scorso. Le perizie non convincono Paola e Stefano Lamma, i genitori di Leonardo, per gli amici semplicemente Leo. Hanno voluto esprimere il loro disappunto sulle risultanze investigative e lo hanno fatto parlando con Repubblica alla quale Paola ha detto: “Devono dirmi come è morto l’unico figlio che avevo”.
L’esito della perizia
Allo stato attuale c’è solo la perizia del tecnico incaricato dalla Procura che sostiene che il 19enne andava troppo veloce e che avrebbe perso il controllo della sua Ktm cadendo rovinosamente. Una versione che non convince mamma e papà Lamma, per il cui difensore, la moto di Leo avrebbe perso aderenza a causa di una buca rattoppata male. Aggiustata, a quanto pare, una seconda volta dopo che era morto Leonardo. “Si vogliono coprire errori – dice Stefano Lamma -. In più il perito della Procura è un ex vicecomandante dei vigili urbani del Comune lo stesso Comune che noi indichiamo come responsabile della toppa malandata. Non avrebbe dovuto accettare l’incarico”.
Certo dietro le dichiarazioni dei genitori di Leo c’è il dolore, un dolore profondo e sordo per aver perso il proprio ragazzo, ma c’è soprattutto la volontà di far emergere la verità, di sapere cosa è accaduto veramente e di chi siano le responsabilità della morte di un ragazzo che aveva solo 19 anni.
La rabbia dei genitori di Leo
Ma il perito ha sottolineato che il ragazzo andava a una velocità che non era adeguata al traffico. E su questo punto esplode la rabbia di Paola che proprio non riesce a trattenersi: “Che vuol dire? Mi dicano a quale velocità andava. È tutto generico. Sembra che parlino per slogan. Hanno fatto una perizia sul video? Noi sappiamo che andava a 55 chilometri orari. Mi devono dimostrare per quale motivo Leonardo perde il controllo su un rettilineo. Non era drogato e non aveva bevuto come conferma l’autopsia. Non parlava al telefonino”.
La mamma di Leonardo è certa che “la prova principe è il video di una telecamera privata e lì è palese cosa è accaduto e dove sbanda mio figlio. Sono due le cose: o sono incompetenti o cercano di coprire qualcosa. Prenderò il video di quel giorno e lo farò vedere a tutto il mondo. Tutto questo si ritorcerà contro chi sta nascondendo la verità”. Un punto sul quale insiste anche Stefano che dichiara: “Lo vediamo solo noi la luce del faro che ondeggia? Ma poi come fa il perito a scrivere che mio figlio sbanda dopo 40 metri dal dosso? Ma se dopo 20 metri ci sono i segni della moto sul marciapiede. Non ci credo che tutto questo sta accadendo a noi”.
Paola e Stefano Lamma sono convinti che la colpa sia “di una buca coperta male”
Paola e Stefano non hanno dubbi, sono certi che “Mio figlio non c’è più per una buca coperta male. Quella toppa era stata transennata, poi hanno tolto i birilli perché la strada era sempre intasata dal traffico”. In fondo i genitori di Leo non chiedono niente altro che “la verità, la verità. Solo quella”. Ma su quella buca manifestano tante perplessità e Paola auspica che “il pm sia coscienzioso e studi tutta la documentazione. Stanno uccidendo mio figlio un’altra volta. Credo nella giustizia e mi aspetto che qualcuno si assuma le sue responsabilità”.
Non possono non ricordare l’amore di Leo per la moto, visto che a 3 anni ha chiesto un casco in regalo. Ma “era anche un ragazzo estremamente prudente mi rimproverava se il mio scooter non era sempre super efficiente. Non ci crederò mai che sia stato imprudente, ma d’altronde ci sono testimoni che lo hanno visto coi loro occhi che mio figlio ha sbandato su quella toppa”.
Leonardo Lamma morto a 19 anni a Corso Francia, il pm: ‘Nessuna buca, correva con la moto’