Sesso in cambio di cioccolatini, soldi per le sigarette o per le ricariche telefoniche. Ma adesso un agente della Polizia Penitenziaria in servizio lo scorso anno a Rebibbia rischia di finire nei guai dopo la proposta choc fatta ad un detenuto transgender. L’imputato, che si deve difendere dalle accuse, ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato con il processo che partirà tra poco meno di due mesi.
Sesso in cambio di beni al detenuto trans, la proposta choc nel carcere di Rebibbia
Ma quali sono i fatti che gli vengono contestati? Secondo l’accusa l’agente della Penitenziaria – era l’agosto del 2022 – avrebbe chiesto ad un detenuto trans “di avere con lui dei rapporti sessuali“. In cambio gli avrebbe fornito “beni di consumo quali soldi per le ricariche, cioccolata, sigarette” configurandosi così, in attesa del procedimento in aula, il reato di induzione indebita a dare o promettere utilità per il quale si può rischiare una condanna da 6 a 10 anni di reclusione. L’imputato, che è stato sospeso dal suo incarico in attesa della sentenza, difeso dal suo Avvocato, sostiene che non ci sarebbe stata “la condotta abusante nei confronti del detenuto per evitargli un male più grave“.
Il processo
Come spiegato stamani da Il Messaggero il processo a carico dell’Agente, che avrebbe di fatto abusato del suo ruolo facendo la proposta indecente al detenuto di cui aveva la custodia, inizierà a luglio davanti al Giudice dell’Udienza preliminare Valerio Savio.