Roma. Si è tolto la vita uno studente dell‘Istituto Rousseau della Capitale, ha deciso di compiere il più estremo dei gesti, di farla finita. A riportare la notizia è Repubblica e stando alle indagini della Procura, le motivazioni alla base di un tale gesto sono da ricercarsi nel comportamento, oltremodo severo, di un professore che spesso lo prendeva in giro davanti alla classe. Il ragazzino, 17enne con problemi di apprendimento, non ha retto il peso della situazione ed è crollato. Si è stretto una corda attorno al collo ed ha deciso di farla finita.
Suicidio a Roma, 17enne muore impiccato
Sulla terribile vicenda le indagini sono andate avanti ed è emersa la peggiore delle ipotesi, ovvero quella per la quale l’insegnante di matematica avrebbe ecceduto nei metodi correttivi causando la morte dello studente. Questo è il reato, l’accusa con cui il Pubblico Ministero ha portato il professore a processo. Per gran parte dell’anno scolastico il professore aveva preso in giro l’alunno davanti a tutta la classe e il 17enne non avrebbe retto il peso psicologico della situazione. Alla luce di ciò, l’11 luglio del 2019 il ragazzino si è tolto la vita.
Il complicato rapporto con il professore e il gesto estremo
Il ragazzo non era riuscito a gestire il rapporto con il professore, sapeva di soffrire di alcuni specifici problemi legati all’apprendimento e questo lo faceva soffrire. Riteneva, inoltre, di essere bersaglio dell’insegnante e ad alcuni compagni aveva confidato le sue sensazioni annunciando anche che si sarebbe fatto del male. Così dall’appartamento in cui viveva assieme ai genitori ha preso una corda e si è impiccato.
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Le testimonianza dei compagni e l’udienza in Corte d’Assise
I genitori avevano notato che nell’ultimo periodo il figlio si era chiuso in sé stesso ma non potevano prevedere un simile epilogo. Successivamente arrivano anche le testimonianze dei compagni che rappresentano un passo importante per le indagini, permettendo di escludere la pista del folle gesto. I compagni raccontano le umiliazioni subite dal 17enne da parte dell’insegnante e così l’inchiesta va avanti. Gli alunni vengono ascoltati e gli investigatori ritengono di avere tra le mani delle versioni convergenti tra loro. I compagni, adesso diplomati da più di 3 anni, dovranno ripetere davanti al giudice quello che hanno detto all’investigatore, l’udienza in Corte d’Assise è fissata per metà aprile.